di Alessandro Amorese
Può un rasoio diventare simbolo dell’alternativa alla degenerazione woke? Si, sta succedendo negli Stati Uniti in queste ultime settimane. Accade questo: il Daily Wire è uno dei media emergenti nel mondo “conservatore” americano, editore, produttore e sito di notizie sempre più seguito.
Tra le aziende che compravano spazi pubblicitari su Daily Wire c’è Harry’s Razors o meglio c’era, perché qualche mese fa la società americana di prodotti per l’igiene maschile (lamette, crema da barba, ecc.) comunica, facendolo pubblicamente senza avvertire prima il Daily, di ritirare la propria pubblicità. Un utente anonimo di Twitter (senza peraltro alcun seguito) un anno fa circa si lamentò per le opinioni espresse dal media sull’identità di genere considerate offensive, mentre Harry’s, che lavorava col Daily dal 2016, quindi ovviamente a conoscenza della sua linea conservative, le condannò come “inexcusable”. Per il Daily Wire anche Harry’s si sarebbe pertanto piegato alla ideologia woke ed invece di prendere atto e guardare oltre, Daily Wire è passata all’azione impostando una risposta che sta facendo scalpore; con una massiccia e mirata campagna pubblicitaria ha creato Jeremy’s Razors, una nuova compagnia nata proprio per fare concorrenza alla Harry’s.
Chi è Jeremy? Parliamo di Jeremy Boreing, co-fondatore ed amministratore delegato di Daily Wire, che fin da subito ha dichiarato che non si sarebbe “umiliato”, non avrebbe cambiato le proprie posizioni assecondando le “sciocchezze woke” di alcune aziende. La nuova company è contemporaneamente un business, che pare iniziato con il verso giusto, ed una risposta culturale all’ideologia woke ed alla cancel culture. Il lancio di Jeremy’s Razors, con tanto di manifesti pubblicitari affissi davanti al quartier generale di Harry’s a New York, è anche un manifesto politicamente scorretto: a partire dal sito, ihateharrys.com, che non lascia spazio a equivoci, ma soprattutto dal video (milioni di visualizzazioni) che vede Boreing in versione “Re-Dio” arrivare alla sede del Daily con una McLaren che per poco non investe un uomo, entra con una certa sfrontatezza e viene accolto soprattutto da due belle ragazze, dando poi alle fiamme alcuni rasoi (ovviamente targati Gillette e Harry’s). Al di là di una certa pacchianaggine, probabilmente e volutamente accentuata, è il messaggio che ci interessa, non solo per gli evidenti e scelti tratti di quelli che oggi qualcuno chiamerebbe machisti, sessisti, violenti e non inclusivi, ma anche e soprattutto perché il progetto di marketing si rivolge alla metà della nazione (ma potrebbe ben andare oltre) non woke: “Stop giving your money to corporations who don’t think that you deserve their product. Give it to me instead”, “Smetti di dare i tuoi soldi alle aziende che non pensano che tu meriti il loro prodotto. Dalli a me invece” ed ancora “Jeremy’s Razors è di più di una linea di toelettatura maschile. Jeremy’s Razors è un messaggio alle aziende woke che odiano metà del paese, ma amano prendere i loro soldi: i vostri clienti hanno il potere di scegliere e non hanno più paura di farlo”, ha dichiarato la nuova società in una nota. In pochi giorni i preordini dei kit da barba si sono moltiplicati arrivando a 45,000 (aggiornamento di qualche giorno fa) prima della data della Festa del Papà. Boreing spiega l’operazione anche in questo modo: “Beh, sono stanco di perdere. Voglio vincere per cambiare. Voglio creare cultura. E voglio divertirmi dannatamente a farlo, perché perdere… perdere fa schifo”. E ancora: “La sinistra è felice di biforcare la cultura, facendola a pezzi”, ha continuato. “Sono convinti che non ci saranno conseguenze economiche per questo, perché sanno quello che so io: ci sono milioni di persone (clienti) che hanno ancora bisogno dei loro beni e servizi”.
“Quindi, per vincere, dobbiamo strappare in due l’economia. Dobbiamo dare ai conservatori le proprie aziende ed i propri prodotti da acquistare. Dobbiamo costruire vere alternative di mercato che, in caso di successo, costringeranno la sinistra a subire perdite reali”, ha avvertito Boreing.
La squadra del Daily Wire allarga il tiro (e non da oggi). Ben Shapiro, frontman del media conservative, ha annunciato la partenza di una programmazione di contenuti non woke, per bambini (e famiglie) in alternativa totale alla Disney ed altre case di produzione considerate in ostaggio e “codarde”. Il riferimento, anche questo molto esplicito, è alla “agenda gay” annunciata dalla multinazionale californiana che ha spiegato come entro il 2022 la propria programmazione per bambini sarà rivoluzionata ed “aggiornata” con l’inserimento di personaggi che servono ad un riequilibrio gender, queer, ecc. Il tutto basato su una concezione oggettivamente agghiacciante della Famiglia, considerata pericolosa per la crescita dei bambini. Questo annuncio segue anche la protesta di una parte dei dipendenti della Disney che non si era schierata apertamente contro la legge “Don’t say gay” della Florida (ovviamente nel testo della legge non esiste alcun riferimento al “Don’t say gay” propagandato dalla sinistra americana e amplificata falsamente dal mainstream media ) che, in sostanza, vieta agli insegnanti di discutere di argomenti LGBTQ come l’orientamento sessuale o l’identità di genere con gli studenti fino alla quarta elementare, criticata come omofoba e transfobica. Da qui la Disney si è decisa per la svolta “arcobaleno”.
Si tratta di un dibattitto molto ampio negli Usa che ha chiaramente una eco anche qui in Europa, dove, forse, non abbiamo ancora compreso la portata di una battaglia che è politica, culturale, sociale e che, come dimostra l’attività del Daily (premiata anche economicamente), può e deve essere trasformata in una concorrenza commerciale, su ogni livello.
Ma la decisa azione del Daily Wire va oltre e ha lanciato la sua casa di produzione cinematografica producendo già nuovi film, cosi come nasce a fine anno il canale di cartoni animati Daily Wire Kids, in netta concorrenza con Disney e Netflix puntando a controbilanciare la degenerata politica di queste aziende sul tema dei valori.
Intanto anche il mondo dello spettacolo, solitamente conformista e sponsor del politicamente corretto, ci mostra anno dopo anno qualche mosca bianca in più. Pensiamo al nuovo singolo di Kid Rock, “We the people”, che ha avuto quasi 2,5 milioni di visualizzazioni su youtube in pochi giorni…con un testo parecchio d’impatto.
L’esempio americano in corso deve spingerci ad una ri-organizzazione e ad un ulteriore salto di qualità di tutta la struttura culturale identitaria italiana, puntando decisamente a superare il concetto di pura lamentela circa la presunta egemonia culturale e mediatica della sinistra che altro non è che puro conformismo, pochezza di contenuti e assorbimento di tutte le forme degenerative che produce il “mercato della sinistra americana”.
Il ritorno del ‘68 ma la parte scema di esso.
Lascia un commento