di John Wyse
La bontà degli interventi a pioggia: il modello RELondon per il futuro circolare delle PMI italiane
Gli interventi di politica economica a pioggia sono sempre meno fruttuosi rispetto a quelli pianificati al dettaglio attraverso i piani pluriennali di politica industriale dell’UE: tale l’ortodossia sembra predominare nel seno delle istituzioni europee, a giudicare dai dettami contenuti nel PNRR ed da altri interventi promossi da Bruxelles. A giudicare dai risultati raggiunti, qualcosa sembra insegnare il decorso delle politiche adottate dal Regno Unito, ben diverse dai paesi della UE. Stime fornite da economisti della OECD indicano che gia’ da questo anno assieme all’anno prossimo, il GDP (PIL) della Gran Bretagna supererà quello dei paesi UE, compreso la grande Germania, la Francia e ovviamente, l’Italia (Aldrich, Ph. 2021 U.K. Headed for Best Growth in G-7 This Year and Next, OECD Says, Bloomberg Dec 1st 2021).
Il valido modello di sviluppo economico in generale e anche quello sostenibile al di là del Canale della Manica è basato sul gioco delle forze di mercato da una parte, e da intervento ridotti da parte dello stato centrale. Per capirlo basta leggere attentamente alcune autorevole testate economico- finanziarie uscite durante il periodo compreso tra il 2019 ed il 2022 (Hopkinson P. and Charnley, F 2021; Kadet, A. 2019; Murray, S.2019, World Bank Group 2021 Open Learning Campus tra gli altri).
E’ vero che, di suo, anche la UE ha dimostrato di avere a cuore le tecnologie Green (tecnologie eco-sostenibili). Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), strumento cardine per una politica UE espansiva, ha stanziato per il Green 59,47 miliardi di euro o 31,05% sul totale di 191,5 miliardi destinati all’Italia (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza# Nextgenerationitalia).
Abbiamo pure notato un particolare di non poco conto. Tra i fondi PNRR destinati alla sostenibilità ambientale, quelli con l’obiettivo di supportare l’economia circolare sono pochi in termini relativi. Sui 59 miliardi complessivi destinati al Green, solo 5,27 miliardi di euro, finanzieranno iniziative legate all’agro in ottica economia circolare. Se consideriamo che i fondi per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici sono 15,36 miliardi di euro, possiamo prevedere l’utilizzo di soltanto una parte di questi ultimi nelle tecnologie circolari. Per quale motivo interessarci all’economia circolare cosi tanto? Ricordiamo che uno studio della McKinsey del 2015 relativo all’utilizzo dell’economia circolare nei paesi UE, prevedeva una crescita nella produttività dei materiali di oltre il 3% annuo entro il 2030 attraverso la maggiore diffusione di approcci e modelli di business tipici dell’economia circolare. In termini quantitativi stiamo parlando di cifre nell’ordine dei 1.8 trilioni di euro inteso come valore aggiunto complessivo. (Growth within: A circular economy vision for a competitive Europe, McKinsey Quarterly, 2015).
Ma se vediamo quanto la UE tenga a cuore le PMI, che costituiscono la base del tessuto industriale UE ed italiano, raggiugiamo una conclusione assai peggiore. Per quanto riguarda i fondi PNRR per le PMI (dai 0 ai 250 impiegati), non ci risulta che ci siano stati alcuni nello specifico. Com’è ormai noto, secondo i dati Eurostat, le PMI rappresentano i 2/3 della forza lavoro europea e la metà del valore aggiunto delle economie UE (Eurostat). L’interesse per lo sviluppo delle PMI, nel periodo post-Covid 19 italiano, è piuttosto pressante già che una maggiore attenzione alle PMI da parte dello stato aiuterebbe in maniera fondamentale alla crescita del Made in Italy (moda, mobili, food, etc.) ed alla sopravvivenza del suo sistema economico a livello globale.
D’altro canto, uno strumento consono alle PMI e rappresentato dal fondo di garanzia di fino a 5 milioni per la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti produttivi. Tali garanzie garantiscono fino ad oggi il 100 per cento di tali investimenti sia alle PMI con meno di 250 impiegati sia con più impiegati (decreti Cura Italia e Liquidità). L’annuncio di tali fondi a riscontrato una partecipazione di 2 milioni e 500 mila aziende che hanno richiesto un importo complessivo che super l’ammontare complessivo del PNRR. Di queste aziende, 1 millione 180 milla avrebbero richiesto finanziamenti con importi ben inferiori ai 30.000 euro ciascuna. (Baldini, G. 2022, La Verita’).
Nonostante gli aiuti dello Stato alquanto esigui, nei primi otto mesi dopo la prima ondata della crisi Covid 19, sono stati chiuse 1/5 delle aziende create durante l’anno precedente. Se consideriamo che il 50% dei nuovi posti di lavoro creati ogni anno in Italia provengono da aziende con meno di 5 anni di vita, potremmo capire quanto sia importante supportare le attività delle PMI, in particolare le strutture ricettive, ristoranti, agenzie di viaggio ed altri, maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle altre restrizioni al commercio derivanti dalla crisi Covid 19. In questo senso, il modello britannico ci insegna un paio di lezioni. (Dati provenienti dal Rapporto Cerved PMI 2020)
l modelli del PNRR e della RELondon a confronto
Gia’ a partire del 2019 e maggiormente durante la crisi Covid 19, l’ente pubblico destinato allo sviluppo economico del comune di Londra assieme alle varie amministrazioni locali dei suoi quartieri (LWRB /RELondon) hanno deciso di focalizzare i loro finanziamenti a fondo perduto sull’economia circolare e le PMI in sofferenza, spingendo queste ultime ad un percorso di innovazione tecnologica verde. Per contrasto, il PNRR italiano, anche sul Green, ha puntato più che altro a degli investimenti strutturali ed iniziative mirate a grandi gruppi internazionali, quelli che hanno già di loro ampio acceso a strumenti di finanziamento sul mercato internazionale.
Quali sono le differenze tra il modello LWRB/ RELondra ed il modello PNRR? Il primo è basato su un maggiore intervento delle forze di mercato (investitori privati e banche, venture capitalists angeli, e piattaforme di crowdfunding) sommato alle competenze programmatiche fornite dall’ente pubblico locale. Il secondo invece è caratterizzato da una maggiore centralizzazione (dirigismo) da parte della UE che ha stabilito 6 settori prioritari e poi le condizioni de minimis per la partizione dei fondi. Dalla parte sua, la UE, il MEF e le burocrazie nazionali, tutte e due cercano di controllare come i fondi verranno elargiti attraverso una Cabina di regia composta da rappresentanti del governo nazionale e quelli delle regioni che interverranno attraverso dei nuovi funzionari assunti a tale scopo. Dunque, i funzionari locali operano come controllori e meno come consulenti nei confronti delle aziende rispetto al modello britannico. Inoltre, le regioni e governi locali giocano un ruolo marginale nel definire le linee di politica per lo sviluppo, emanate tutte da Bruxelles. I fondi elargiti per l’innovazione e lo sviluppo in Italia sono prestiti mentre in UK Sono piccole somme ma a fondo perduto.
In sintesi, la centralizzazione burocratica (del PNRR aggiungiamo noi) e’ per definizione contraria alla sostenibilità ambientale ed alla resilienza da parte delle aziende che si basa su delle caratteristiche distintive dei fattori produttivi locali. Dunque un Green PNRR per le PMI e’ di per se una contradictio in terminis.
(Vezzoli, Parra e Kohtala, 2021)
- Il caso delle politiche circolari della City di Londra.
La London Waste and Recycling Board (LWRB) azienda di servizi del comune assieme alla citta di Londra ed i suoi quartieri circondanti hanno capito qualche anno fa che una città che raggiungerebbe ben 11 milioni di abitanti già a partire dall’anno 2050, avrebbe sicuramente dei problemi ambientali importanti da risolvere possibilmente con l’aiuto degli strumenti dell’economia circolare. A regime, l’adozione di tali prassi potrebbe comportare per la città di Londra, circa 7 miliardi di GBP all’anno di soldi risparmiati dell’erario pubblico. Per realizzare un tale piano, tre anni fa l’amministrazione della città di Londra ha individuato alcuni settori chiave su cui puntare quali la costruzione modulare, l’affitto di vestiti, la riduzione dello spreco di cibo, e l’aumento del tasso di riciclo, etc.
La LWRB insieme al suo braccio consulenziale, Advance London, ha dato origine ad alcuni casi di successo quali Pluumo (azienda dedita alla fabbricazione di un isolante termico per alimenti), Biohm (fabbricante di materiali per la costruzione che usa un mix di componenti organici e non) Olio, azienda che preleva i cibi non usati dai ristoranti per poi distribuirle agli indigenti di Londra, tutto tramite una App.
Nel 2021, come risultato della crisi COVID 19 e del lockdown, il sindaco della città di Londra ha deciso di creare una nuova entità chiamata RELondon al posto del vecchio LWRB per promuovere il Green New Deal. A breve termine i settori prioritari sono diventati quelli più colpiti dalla pandemia.
A tale scopo, RELondon ha stanziato £390k da destinare a 30 PMI coinvolte in settori colpiti dalla crisi quali alberghi, vendita al dettaglio ed intrattenimento. Ognuna delle aziende interessate dovrà mettere in campo un progetto di economia circolare per ambire a dei fondi grant con un valore tra i 10.000 ed i 15.000 GBP ad azienda. La selezione delle aziende dovrebbe avvenire tra giugno a dicembre 2021.
Inoltre, altre 50 aziende potranno usufruire di 15 ore di consulenza gratuita con un membro della Business Transformation team appartenente alla RELondon (prima Advance London), in modo tale di riuscire a meglio definire il perimetro tecnico del progetto e per trovare soluzioni da inquadrare nel contesto dell’economia circolare. I progetti pilota verranno selezionati tra settembre 2021 e gennaio 2022.
Anche se i soldi iniziali messi a disposizione da RELondon sono apparentemente esigui, sono comunque dati a fondo perduto. I piccoli quantitativi di denaro servono soltanto per testare l’idea di prodotto o servizio sul mercato. Nel caso fosse necessario, l’azienda in questione dovrebbe usare fonti di finanziamento addizionali per attività promozionali e di sviluppo di mercato.
- Una lezione per le PMI italiane Green
Dunque, l’amministrazione locale non si sostituisce ai finanziatori tradizionali come banche o angeli piuttosto che a quelli più innovativi come le piattaforme di crowdfunding o semplicemente i familiari degli imprenditori. L’importante nonostante ciò, è cercare di intervenire in attività necessarie ma raramente gestite dalle tradizionali banche, venture capitalists o crowfunders.
Nel caso italiano, i funzionari assunti dalle regioni potrebbero fornire le competenze consulenziali alle PMI locali secondo i canoni del Transformation team di Londra stabilendo dei settori di sviluppo economico prioritari Green assieme ai governi regionali. I fondi e consulenze potrebbero essere forniti in base a merito ed avrebbero obiettivi diversi a seconda dei fabbisogni di ogni regione. La struttura di Mediocredito potrebbe avvalersi di consulenti locali per avviare delle valutazione più focalizzate sulle realtà locali già che il personale locale potrebbe essere più a conoscenza di cosa serve ad ogni comunità o regione meglio dei funzionari centrali.
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