Di Agostino Nasti
É uscito per i tipi della prestigiosa casa editrice Cedam il manuale Lineamenti di Diritto Pubblico italiano, europeo ed internazionale, scritto a più mani da docenti universitari e professionisti e già adottato in vari corsi sia in Italia, sia all’estero. Si tratta di Michele Borgato (amministrativista), Michelangelo De Doná (storico delle Istituzioni politiche, comunitarista e membro del Comitato scientifico della Rivista Il Pensiero storico), Camilla Della Giustina (costituzionalista e componente del Comitato di redazione della rivista Ambiente e Diritto), Michele Cardin (storico) e Daniele Trabucco (costituzionalista).
Siamo di fronte a un testo manualistico, rivolto principalmente, ma non esclusivamente, a studentesse e studenti delle classi di laurea triennale (L-12) e magistrale (L-94) in Scienza della Mediazione Linguistica. A prima vista, non é notizia tale da richiedere una recensione giornalistica. Tuttavia, la novità del lavoro risiede nell’ impostazione filosofica di fondo che costituisce il fondamento delle riflessioni dei vari autori: l’accoglimento del pensiero giusnaturalistico classico, di impronta aristotelico-tomista, ed il respingimento dell’ideologia positivistica declinata sia nel senso proprio del normativismo kelseniano e del suo sistema di geometria legale, sia nel senso istituzionalistico. La base di ogni potere politico e di un Testo costituzionale non si rinviene, secondo gli autori, nella volontà in grado di imporsi in un dato momento storico, con la conseguenza che il diritto possa essere «inumano e brutale», ma nell’ordine ontologico dato accessibile alla ragione umana.
La legge scritta, la legge positiva, secondo gli autori, deve trovare la sua legittimazione nella legge naturale, svolgendo una funzione ordinatrice. La sua negazione, propria del pensiero contemporaneo, porta all’autoaffermazione assoluta della persona umana che ha sostituito i concetti di giusto ed ingiusto con quelli di valido e invalido, rendendo il diritto, lo ius degli antichi (prefisso del sostantivo “iustitita“), strumento per veicolare e imporre qualunque ordine convenzionale dei rapporti umani ove domina la logica del bilanciamento dei diritti, caratteristica degli Stati costituzionali di diritto “mite”, e, dunque, del relativismo che é l’anticamera del nichilismo “luciferino”. Senza entrare nel merito di queste impostazioni, non possiamo non accogliere con favore un testo specialistico, frutto di studi sulle fonti e anni di approfondimenti giuridici, che ha il coraggio di discostarsi dal pensiero egemone “politicamente corretto”, il quale a livello accademico sembra precludere sempre più il libero dibattito. Con ricadute drammatiche sulla capacità critica delle giovani generazioni. Davanti a queste derive, gli autori dimostrano che si può ancora preservare la tradizione e la vitalità di un pensiero religioso e “antico” senza perdere l’onestà intellettuale e il rigore proprio di ogni opera scientifica.
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