di Ippolito Carmine
Ad un medico greco, Ippocrate, dobbiamo il primo resoconto storico di una epidemia influenzale. Fu lui che, in particolare, ne trascrisse tutti i sintomi allorquando gli abitanti di Perinto, città portuale della Grecia settentrionale, nel 412 A.c. furono improvvisamente devastati da tosse, mal di gola, dolori diffusi, difficoltà di deglutizione e di deambulazione.
Ippocrate viene ritenuto però il padre dell’intera medicina occidentale soprattutto perché elaborò un codice di etica medica, passato alla storia come il giuramento di Ippocrate: tale codice impone all’operatore sanitario l’impegno, sopra ogni altro, di non recare danno od offesa ( neminem laedere). Il richiamo al giuramento di Ippocrate non sovviene a caso. Per contrastare la diffusione del virus cinese, i governi hanno autorizzato la somministrazione di vaccini che i laboratori di ricerca delle multinazionali del farmaco hanno messo a punto con una rapidità senza precedenti nella storia della medicina. La somministrazione del vaccino Rna ribosomico è stata autorizzata all’esito del parere espresso da istituzioni scientifiche di garanzia ( Ema e Aifa). Il dubbio sorge, come sempre, spontaneo: il comportamento delle autorità scientifiche e degli operatori sanitari, in riferimento alla somministrazione dei vaccini anticovid, può riconoscersi improntato al giuramento prestato del neminem laedere, ossia del non recare danno a nessuno? Non sono pochi coloro che, versando in perdurante stato di trance antipandemico, invocano l’introduzione immediata dell’obbligo di assunzione di siffatti preparati. Sul sito istituito dal governo italiano per incentivare la volontaria sottoposizione alla somministrazione dei vaccini si legge che le dosi attualmente disponibili verranno somministrate prioritariamente alle categorie ritenute maggiormente esposte al rischio derivante dalla contrazione del contagio: operatori sanitari, operatori di RSA e anziani. Modalità di somministrazione che risultano per lo più rispettate nella campagna vaccinale in atto. E sul portale si apprende altresì che l’ assunzione del farmaco attualmente non è obbligatoria, ma il governo non esclude in futuro di sancirne l’obbligatorietà all’esito di valutazione del tasso di adesione da parte della popolazione.
Si impongono talune succinte considerazioni:
1) Affermare che sono sufficienti soltanto alcuni mesi di sperimentazione per ritenere efficaci e sicuri dei farmaci, quali quello prodotti dai laboratori Pfizer Biontech – che, in quanto di tipo RNA ribosomico, sono lontani dall’essere dei vaccini tradizionali – è un comportamento che può riconoscersi correttamente ispirato al principio del neminem laedere, ossia non recare danno, da parte della comunità scientifica e degli operatori sanitari che sostengono o non si oppongono a tali forme di protocolli sanitari?
2) Vero è che per sperimentare un vaccino occorrono anni. Altrettanto vero è che, dalla lettura del foglietto illustrativo del preparato della Pfizer Biontec, si legge che, in riferimento alle possibili interazioni con altri farmaci, udite udite, “ non ci sono studi”. Questo significa che ditali farmaci è stata autorizzata la somministrazione in assenza di qualsivoglia sperimentazione su aspetti particolarmente significativi. E’ noto che, tra le categorie a rischio, cui il prodotto viene somministrato in via prioritaria, ci sono gli anziani. Questi ultimi, secondo quanto per lo più accade, in quanto portatori di patologie plurime, assumono quotidianamente una pluralità di medicinali: autorizzare la somministrazione di un farmaco, in mancanza di studi sulle possibili interazioni del prodotto con altri farmaci in corso di assunzione, è un comportamento che pure deve essere riconosciuto eticamente conforme all’impegno assunto di non recare danno?
3) Nel testo del foglietto illustrativo del Comirnarty Pfizer biontech, circa i possibili effetti collaterali del farmaco si precisa ancora che “i dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero limitato. E si specifica anche che “Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale”. Si evidenzia ancora che “la somministrazione di Comirnaty, durante la gravidanza, deve essere presa in considerazione solo se i potenziali benefici risultano superiori ai potenziali rischi per la madre e per il feto ( ndr che significa tale espressione? quale è il parametro cui deve ispirarsi l’operatore sanitario nei casi di gravidanza a rischio?). “Non è noto neppure se “Comirnaty sia escreto nel latte materno” ma solo che gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti di tossicità riproduttiva”. Insomma, la sperimentazione del farmaco, di cui è stata autorizzata la somministrazione di massa quale vaccino anticovid, risponde ad elevati standard di sicurezza, ma esclusivamente in campo veterinario. Autorizzare, suggerire, eventualmente imporre la somministrazione di un vaccino in tal guisa sperimentato, risponde sempre all’enunciato principio ippocratico del neminem laedere? 4) Nel 1918, con l’imperversare dell’influenza spagnola, taluni ricercatori dell’istituto Pasteur, per tenere fede al giuramento del non recare danno, sottoponevano se stessi ad ardite sperimentazioni. Gli scienziati, per individuare l’agente patogeno, non si sottrassero all’iperbolico rischio di farsi iniettare sangue filtrato dei malati di influenza. E altri ricercatori neppure esitarono dal farsi spalmare in gola saliva dei pazienti infettati per avere diretta consapevolezza degli effetti del decorso della malattia. Orbene, omettere di rendere noto che l’assunzione dei farmaci – definiti vaccini RNA ribosomici – piuttosto che “sicura” è del tutto “sperimentale”, pure costituisce una condotta scientifica conforme al giuramento del neminem laedere cui ogni uomo di scienza dovrebbe indefettibilmente tenere sempre fede? E’ possibile fare scienza mistificando la verità?
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