Di Francesco Marrara
Per descrivere in maniera esaustiva le ragioni che portarono al conflitto israelo-palestinese occorrerebbero diversi articoli e soprattutto studi e ricerche approfondite sul tema. Ragion per cui, in queste poche righe, proveremo a snocciolare la questione indirizzandola verso binari profondamente legati all’attualità soffermandoci in modo particolare sulle recenti posizioni assunte dalla destra italiana.
Breve parentesi storica
La destra nazionale (prima il MSI poi AN), seppur animata da accesi dibattiti interni, si collocò almeno fin dal 1967 – nel pieno della “Guerra dei sei giorni” – su posizioni filo-sioniste appoggiando incondizionatamente la causa di Israele. Diversa, invece, fu la posizione della destra radicale e nazional-rivoluzionaria (si pensi ad organizzazioni come Lotta di Popolo e Terza Posizione) la quale appoggiò fin da subito la causa palestinese entrando di fatto in rotta di collisione con le posizioni del Movimento Sociale Italiano. Tali istanze costituiscono tuttora oggetto di scontro nel variegato mondo della destra.
A destra nulla di buono all’orizzonte
Economia e politica estera sono da sempre argomenti fortemente divisivi all’interno della destra italiana. Nella fattispecie del caso fanno discutere le posizioni assunte negli ultimi giorni da Lega e Fratelli d’Italia in merito ai fatti avvenuti sulla Striscia di Gaza. La Lega non perde occasione per dimostrare il proprio apprezzamento nei confronti d’Israele evidentemente con l’obiettivo di ottenere un presunto sostegno qualora il centro-destra un domani dovesse vincere le elezioni politiche. FdI è su posizioni analoghe, ma in maniera molto meno smaccata dei dirimpettai leghisti, sembrando di cercare di dare un colpo al cerchio e l’altro alla botte. A parte qualche singola personalità, che con raziocinio si distingue dal resto dei colleghi di partito, in questo approccio – infantile e fideistico – si riassumono le posizioni della destra italiana. Sembra spesso una pantomima che purtroppo non lascia presagire nulla di buono né per quanto concerne una visione – organica e di ampio respiro – di politica estera né una posizione obiettiva su un tema tanto delicato quanto spinoso come quello tra Israele e Palestina.
Oltre il fideismo
Oggi, al netto delle partigianerie ideologiche, il conflitto tra Israele e Palestina non può assolutamente passare inosservato. Sarebbe opportuna, in tal senso, una presa di posizione da parte dell’Unione Europea, attore geopolitico praticamente inconsistente quando si tratta di spendersi in termini di politica estera e difesa strategica del Mare Nostrum. Ed è proprio su questo punto che i cosiddetti sovranisti nostrani dovrebbero iniziare ad alzare la voce. Da patrioti si può e si deve dialogare con Israele ed il mondo ebraico senza alcun tipo di sudditanza e senso di colpa. Allo stesso tempo, bisognerebbe non solo tenere in considerazione le sofferenze e le angherie subite dal popolo palestinese ma anche, più in generale, aprire un terreno di confronto con tutte le forze sane della comunità araba ed islamica. La destra italiana, pertanto, abbia il coraggio di aprire un serio dibattito al proprio interno abbandonando slogan ed atteggiamenti fideistici che lasciano il tempo che trovano.
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