L’Istituto compie un anno. In questo lasso di tempo l’ente ha promosso numerosi eventi e presentazioni per rilanciare il dibattito culturale e l’approfondimento politico nazionale, tra cui l’incontro relativo a “L’Italia del Futuro” presso la Camera dei Deputati (https://www.youtube.com/watch?v=gO8Ou6dnpdo) e seminari giuridici e politologici con esperti e professori, ad esempio sulle riforme costituzionali dopo il covid-19: https://www.youtube.com/watch?v=ckEfFhbqXbk.
Spesso in collaborazione con diverse Università, quale UniDolomiti, e centri studi, come l’Arsenale delle Idee.
Sono stati pubblicati :
- 147 articoli (https://istitutostatoepartecipazione.it/blog/)
- 50 video (https://istitutostatoepartecipazione.it/video/)
- 5 libri (“La Sola Ragione di Vivere”, “L’Italia del Futuro”, “Borgo Italia”, “Destino Nazionale vs Vincolo Europeo”, “Tradizione Ecologica” – https://istitutostatoepartecipazione.it/pubblicazioni/ ).
Siamo solo a un primo inizio. In arrivo tanti eventi, dossier, collaborazioni accademiche, proposte di legge e numerosi altri volumi di approfondimento storico, politico e culturale, grazie al lavoro di tanti studiosi, in particolare i membri del Consiglio Direttivo;
del Comitato Scientifico (https://istitutostatoepartecipazione.it/comitato-scientifico/)
e del Consiglio Redazionale (https://istitutostatoepartecipazione.it/comitato-redazionale/).
Il fine culturale, incentrato sui temi dello Stato e della partecipazione, rimane quello sancito nel manifesto: “L’Istituto vuole promuovere: originali e accurati studi storici; l’osservazione attenta dei casi esteri, come la mitbestimmung tedesca o alcuni spunti provenienti dall’Unione Europea; confronti e dibattiti sui temi cruciali dell’attualità economico-sociale; la massima apertura e il dialogo con tutte le parti politiche e intellettuali, dalla sinistra fino ai massimi esponenti del pensiero conservatore, a maggior ragione in un’epoca in cui i vecchi schemi politici raccontano sempre meno la realtà delle posizioni in campo. L’obiettivo è una crescita culturale costante mirante ad attrarre a sé le migliori forze interessate ai temi sociali e a stimolare riflessioni del più ampio respiro possibile, in un ottica multidisciplinare e capace di ispirare le decisioni politiche locali e nazionali. Economia, diritto, sociologia, arte, geopolitica: più si sale di livello, più le differenze tra ambiti scientifici tendono a sfumare.
La volontà e la necessità sono quelle di fornire idee a una classe dirigente che troppo spesso, da anni, non va oltre la prossima tornata elettorale o gli umori dell’opinione pubblica e dei social, dentro uno schema prestabilito e mortificante. Ogni ricerca e proposta in questo senso deve abbracciare quanti più campi e interessi possibili: «non è un buon economista che è solo economista», scrisse Rasi. Il quale aggiunse: «la scienza quando è priva di una forte convinzione etica e di un impegno civile, non è vero progresso e non contribuisce al perfezionamento dell’uomo». Non esiste scienza o economia apolitica, riaffermiamo dunque con orgoglio un nuovo «umanesimo del lavoro» che accetti le sfide della modernità”.
Per l’Italia.
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