IL CASO WARTSILA A TRIESTE: UNA BATTAGLIA DECISIVA PER L’INDUSTRIA NAZIONALE

IL CASO WARTSILA A TRIESTE: UNA BATTAGLIA DECISIVA PER L’INDUSTRIA NAZIONALE

di Redazione

Mentre siamo alle prese con una noiosa e spesso stucchevole campagna elettorale, ci sono fette di Paese reale che colano a picco, ed una di queste riguarda l’industria nazionale. Wärtsilä Italia nasce nel 1999 con l’acquisizione definitiva, da parte di Wärtsilä Finlandia, di ciò che rimaneva di GMT (Grandi Motori Trieste). Da come si può dedurre dal vecchio nome della società triestina, la produzione principale di Wärtsilä Italia riguarda lo sviluppo, commercializzazione e produzione di grandi motori ad uso navale o motori per generatori di corrente per centrali elettriche. Le attività di Wärtsilä in Italia attualmente occupano 1.150 persone, di cui circa 970 a Trieste dove c’è lo stabilimento più grande e le restanti impiegate nelle sedi di Genova, Napoli e Taranto.

La drammatica situazione dello stabilimento triestino del gruppo pone all’evidenza collettiva l’ennesimo grave capitolo dello smantellamento del nostro sistema produttivo nazionale. Quello di Wärtsilä Italia rappresenta ad oggi l’ulteriore prova del cortocircuito innescato da un atteggiamento sempre più supino e arrendevole, da parte della politica nostrana, verso i gruppi multinazionali.

Come non evidenziare la responsabilità politica di un governo, che di fronte ad una prossima e prevedibile crisi, ha approvato una legge di stabilità, la n. 234/21, che permette alle multinazionali di lasciare il Paese entro 90 giorni. Pretendendo poi, in maniera rocambolesca, il ritiro della procedura una volta compresi gli effetti devastanti. In questo caso a pagarne le conseguenze, oltre i lavoratori della Wärtsilä, è l’intero sistema industriale nazionale, poiché viene colpita una linea di produzione chiave del settore naval-meccanico di interesse strategico. Per tappare questa grave falla auspichiamo un intervento di natura straordinaria del governo, tutt’altro che scontato anche dopo l’incontro al MISE. 

Ora che l’azienda ha posto la pietra tombale sul ritiro della procedura, ci si aspetta che il governo intervenga con forza e determinazione per porre rimedio ad una situazione a tratti imbarazzante. Inoltre, è opportuno ribadirlo in questa sede, la procedura prevede l’assegnazione ad un advisor specializzato in progetti di reindustrializzazione, completamente avulso alle esigenze dei dipendenti e del territorio, di gestire e definire il futuro dei lavoratori e dello stabilimento che rappresenta 150 anni di orgoglio industriale nazionale.

La vertenza Wärtsilä è il tavolo di prova sul quale la politica nazionale si gioca la partita del mantenimento delle proprie attività lavorative sul territorio, per capire cosa vogliamo essere, se desideriamo scomparire e dissolverci o se intendiamo affrontare a Trieste una battaglia decisiva sulle politiche industriali.  Rappresenta uno snodo strategico per comprendere se le nostri istituzioni desiderano affermare per una volta la centralità del lavoro italiano e del rispetto per le sue competenze e dignità o se desideriamo consegnare i nostri lavoratori alla speculazione finanziaria di un mercato ormai impazzito che se non regolamentato finirà con l’amplificare il suo caos congenito.    

Purtroppo l’ipotesi di nazionalizzare lo stabilimento, per quanto interessante, è arrivata troppo tardi, come del resto anche il canale riguardante una trattativa al tavolo europeo, in considerazione della data di fine procedura del 14 ottobre prossimo.

E’ bene capire quale sia la volontà del gruppo, comprendere se è ormai definitiva verso la chiusura, in modo da intervenire e studiare un’alternativa per non disperdere quest’esperienza e riportarla nell’alveo nazionale.  Il rischio concreto è quello di “infastidire troppo la bestia”, portando Wärtsilä a prendere una posizione molto rigida, senza consentire quindi le tempistiche e le strategie per una soluzione alternativa, la quale risulterebbe ben più complessa da ridefinire qualora la realtà produttiva fosse del tutto paralizzata.

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