di Francesco Marrara
In Italia, ormai da decenni, si discute sulle inefficienze del Sistema Sanitario Nazionale. Su questo tema caldo, il più delle volte, ci troviamo ad ascoltare dibattiti nei quali viene evidenziato il profondo divario sussistente tra le Regioni del Nord e del Sud Italia. Com’è noto, invero, al Sud vi sono peggiori condizioni di salute, minori aspettative di vita e maggiori difficoltà riguardo l’accesso e la qualità dei servizi sanitari.
Il punto sul SSN
Sulla falsariga di queste amare constatazioni si inserisce perfettamente il recente Rapporto CREA Sanità «Manutenzione o Trasformazione: l’intervento pubblico in Sanità al bivio» il quale analizza scientificamente il quadro attuale sul sistema sanitario italiano. Secondo quanto previsto dal Rapporto, presentato a Roma il 29 gennaio 2025 presso la sede del CNEL, per garantire la sostenibilità del SSN l’Italia dovrebbe investire 40-50 miliardi al fine di raggiungere la media del fabbisogno sanitario dei maggiori paesi dell’UE.
Il divario con i paesi UE
Su quest’ultimo aspetto il Rapporto certifica la necessità di investimenti di almeno 30 miliardi qualora l’Italia volesse allinearsi agli standard europei riguardo il numero di professionisti da impiegare nel settore sanitario. Il tutto senza tenere conto che gli investimenti andrebbero addirittura raddoppiati nel caso in cui si decidesse di conseguire gli obiettivi europei di allineamento tra professionisti da inserire in organico e le retribuzioni da erogare per le prestazioni svolte.
Le difficoltà economiche delle famiglie italiane
Il Rapporto, inoltre, delinea che, solo nell’anno 2023, 3,4 milioni di famiglie italiane sono state costrette a ridurre le spese sanitarie per motivi economici. Nella fattispecie, 1,2 milioni di cittadini non hanno sostenuto alcuna spesa sanitaria mentre 2,4 milioni hanno rinunciato totalmente alle cure (il 4,5%). Le rinunce, per lo più, riguardano il Sud Italia (5,9%). Seguono il Nord-Ovest (4,3%), il Centro (3,9%) ed infine il Nord-Est (3,3%).
Di fronte a questi dati inoppugnabili e al progressivo impoverimento delle famiglie italiane (precisamente il 5,8% dei nuclei familiari) a causa dei costi relativi alle spese sanitarie sostenute servirà un cambio di rotta circa la gestione del sistema sanitario. Per fare ciò, occorreranno inevitabilmente non solo investimenti di ingenti risorse economiche ma altresì scelte politiche coraggiose volte a sostenere l’universalità del SSN quale garanzia per tutti i cittadini di godere del fondamentale diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
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