di Mario Bozzi Sentieri
Il fuoco di fila mass mediatico a cui sono stati sottoposti gli italiani nelle ultime settimane, da quando sono state sciolte le Camere ed è stata fissata la data delle prossime elezioni politiche, lascia sconcertati per la faziosità e la pochezza delle sollecitazioni.
Parlare di analisi è improprio. A tenere il campo sono state le invettive: l’”onda nera” immaginata da Marco Damilano; il catastrofismo di Curzio Maltese (“Se Berlusconi torna, siamo un Paese irrecuperabile”); le squadre di picchiatori, evocate da Corrado Augias; le Emme “programmatiche” di Giorgia Meloni (“Mamma, merito, mare e marchio”) assimilate a Mussolini da Paolo Berizzi.
Per non parlare della schiera di influencer impegnati ad offrire le loro brillanti essenze di verità politica.
Un vero circo insomma, che poco ha a che fare con la libertà d’espressione e che deprime – in prima battuta – ogni serio tentativo di confronto politico e programmatico, riducendo tutto ad invettiva, polemica pretestuosa, scontro preconcetto. Niente di sostanziale insomma, il che la dice lunga sull’impegno e la capacità dialettica di certa sinistra post ideologica, passata dai Grundrisse, i Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica di marxiana memoria, ad Elodie e alla Ferragni.
Si tratta peraltro di cose già viste ed ascoltate, con il riperpetuarsi di un canovaccio applicato, di volta in volta, ai diversi leader dei partiti di centro destra. Nel passato è toccato a Silvio Berlusconi, poi a Matteo Salvini, ora a Giorgia Meloni. Visto il livello e la faziosità degli interlocutori e delle polemiche, più che rispondere alle invettive meglio “giocare” sulle proposte da offrire agli italiani, cercando interlocutori all’altezza di un confronto politico e programmatico adeguato all’appuntamento elettorale.
Come ha dichiarato recentemente Sabino Cassese, ex giudice della Consulta, intervistato da “Il Messaggero”, “più che storie pregresse credo che sia importante il giudizio degli italiani sui programmi. Mi aspetto che cittadini maturi valutino le forze politiche in base alle risposte che esse danno a domande del tipo seguente: vi preoccupa il calo demografico del nostro Paese e quali rimedi pensate di poter introdurre per evitarlo? Come vorreste porre rimedi alle debolezze del servizio sanitario nazionale, che conoscevamo e che sono state messe in luce dalla pandemia? Quali provvedimenti proponete di adottare per contrastare il declino della scuola, migliorare il tasso di scolarizzazione del nostro Paese, aumentare gli anni della scuola dell’obbligo, evitare gli abbandoni, motivare gli insegnanti?”
L’invito di Cassese può essere una buona base di partenza, “di metodo”, per individuare finalmente le “priorità” dell’Agenda Italia: non solo emergenze, non solo interventi “tampone”, quali abbiamo visto per troppi anni, ma idee e proposte in grado di coniugare scelte programmatiche e visioni lunghe. Il nostro Paese ha bisogno di uscire da una crisi cronica che lo soffoca da decenni. Il confronto elettorale e programmatico è il primo, essenziale passo, una volta recuperata la “sovranità popolare”, per andare oltre la crisi demografica, per dare prospettive alle giovani generazioni, ed ancora per sostenere le famiglie, favorire il produttivismo nazionale (sintesi di creatività e di volontà imprenditoriali), per riaffermare i destini marittimi e mediterranei dell’Italia, per fare crescere la ricerca e l’innovazione, per “modernizzare” l’Italia, senza perdere di vista i nostri valori identitari.
Visioni e risposte concrete: su questi crinali si gioca il futuro nazionale. Agli altri, alla sinistra rancorosa, le invettive ed il terrorismo verbale: “I cani abbaiano, la carovana passa” – come diceva un vecchio proverbio orientale.
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