di Mario Bozzi Sentieri
Tra tanta paccottiglia pseudo storiografica, più impegnata ad attizzare polemiche di taglio politico-giornalistico che ad offrire aggiornate opzioni interpretative, gli “Annali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice”, ora sottotitolati “Il Presente Storico”, offrono, con il fascicolo monografico dedicato alle “Riflessioni sul fascismo”, un esempio non formale di serietà e rigore culturale.
La rivista ha, del resto, alle spalle i quarantatré anni di vita della Fondazione intitolata a due giganti della cultura nazionale, Ugo Spirito e Renzo De Felice, che ne fu presidente dal 1992 fino alla sua scomparsa, nel 1996.
La nuova serie degli “Annali”, partendo da un’esperienza pluridecennale, che ha visto via via alternarsi alla sua guida Gaetano Rasi, Francesco Perfetti, Giuseppe Parlato e Gianni Scipione Rossi, ora si rinnova nella sua veste grafica, nella periodicità (quadrimestrale) e nella modalità di diffusione, passando dal cartaceo alla versione online e in open access (www.rivistapresentestorico.it) offrendo, ogni anno, un numero monografico, mentre gli altri avranno la struttura tradizionale con saggi e rassegne, una rubrica fotografica, una sezione dedicata ai documenti inediti, una dedicata alle rassegne e ai convegni, una alla didattica della storia, non soltanto a livello universitario, una ancora dedicata alla discussione sui temi dell’attualità storica, tenendo anche conto di ciò che emerge dal web e dai social.
A sottolineare questo impegno, sostenuto dall’Editore Rubbettino e dai contributi di due ampi e qualificati Comitati scientifici, nazionale ed internazionale, affiancati dal Comitato Editoriale, il primo fascicolo della nuova serie, dedicato alle “Riflessioni sul fascismo”, conferma la volontà di uscire fuori dalle semplificazioni e dalle letture ideologizzate, per ritrovare la complessità della ricerca storica. Partendo da un tema oggi “tabù” qual è il fascismo, declinato attraverso alcune delle relazioni presentate al convegno, organizzato dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice nell’ottobre 2022, in occasione del centenario della marcia su Roma.
Quella che viene offerta è una visione ampia e complessa del fascismo, analizzato attraverso i tratti fondamentali dello stato fascista, con il Partito che nell’arco del Ventennio non riuscì a prevalere sulle strutture statuali (Giovanni Tosatti, Lo stato fascista); le riforme costituzionali, dove ad emergere è il fatto che rispetto ai regimi totalitari propriamente detti, nei quali il partito costituiva la pietra angolare e l’apparato statuale era subordinato allo stesso, il regime fascista percorse la strada esattamente opposta (Francesco Perfetti, Fascismo e riforme costituzionali); la politica estera, nel tentativo di tracciare un profilo della linea seguita da Mussolini in un contesto internazionale proiettato, durante degli Anni Trenta, verso una destabilizzazione crescente (Paolo Nello, La politica estera dell’Italia fascista); la relazione tra regime e cultura, sviluppata non in modo verticistico a senso unico, ma più una condizione caratterizzata da costrizione ed obbedienza – inevitabile in una dittatura – nella quale però non erano esclusi margini di contrattazione e spazi di autonomia (Giovanni Belardelli, La vita culturale italiana durante il fascismo); una riflessione sull’essenza del fascismo (movimento e regime di destra o di sinistra ?) contro le banalizzazioni storiche e le semplificazioni concettuali, aventi una mera funzione civile e politica (Giuseppe Parlato, L’essere e il voler essere); la ricostruzione dei temi salienti relativi alla cruciale fase di transizione dal fascismo alla democrazia repubblicana (Simona Colarizi, La transizione dalla dittatura fascista alla democrazia repubblicana); il quadro interpretativo sugli effetti che il fascismo prima e la transizione successivamente ebbero sugli orientamenti della diplomazia italiana, con un profilo della carriera diplomatica in bilico tra elementi di continuità e discontinuità (Antonio Varsori, I diplomatici italiani dal fascismo alla Repubblica: continuità o rottura ?).
Ad emergere, fin d’ora, negli indirizzi degli Annali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Il Presente Storico, quattro direttrici – evidenziate, in premessa, dal Comitato di direzione – lungo le quali la nuova versione della rivista intende muoversi: l’attenzione verso i giovani, al fine di svecchiare un mondo spesso legato ad abitudini metodologiche un po’ stanche; lo sviluppo di un ambiente di pensiero libero, lontano da condizionamenti ideologici; il tentativo di rappresentare la complessità del metodo storico, rifiutando ogni semplificazione; la volontà di rivalutare la storia politica.
Questo primo numero de “Il presente storico” conferma le ambizioni della vigilia e la coerenza di un metodo di lavoro e di studio, ben saldo nell’esempio defeliciano.
De Felice parlò della Fondazione Ugo Spirito, che nel 2010 assunse l’attuale denominazione associando il nome dello storico reatino, come di una “scommessa nella cultura italiana”. Con la nuova serie degli “Annali” si può dire che la scommessa sia stata vinta. Sulla via del rigore storiografico e di una libertà di pensiero di cui, oggi, l’Italia ha un particolare bisogno.
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