di Mario Bozzi Sentieri
Un tempo la misura della potenza di un Paese era data dalle tonnellate di acciaio prodotto, dalle materie prime, dalla grandezza della flotta e dell’esercito. Oggi i “numeri” che contano riguardano la capacità innovativa, la presenza sui mercati, la qualità dei prodotti, il costante aggiornamento tecnologico.
La sfida del “Vecchio Continente” si deve dunque muovere su questi binari, con la conseguente capacità di prefigurare i nuovi scenari, nella consapevolezza che la dipendenza transatlantica dalla tecnologia è diventata un problema geopolitico, amplificando le richieste di lunga data all’Europa di investire di più in innovazione e persino di favorire le proprie aziende negli appalti.
In un simbolico omaggio a questa nuova consapevolezza, la finlandese Henna Virkkunen, che ha assunto l’incarico, a dicembre, di commissaria europea per la tecnologia, ha aggiunto al suo titolo l’appellativo di “sovranità tecnologica”. Virkkunen intende concentrarsi sull’indipendenza dell’Europa in settori come l’informatica quantistica, l’intelligenza artificiale e i semiconduttori.
“Queste sono considerate tecnologie critiche ed è importante che sviluppiamo le nostre capacità in questo campo” – ha dichiarato al “Financial Times”.
Max von Thun, direttore per l’Europa e i partenariati transatlantici presso l’Open Markets Institute, afferma che la “militarizzazione” delle dipendenze tecnologiche da parte dei governi e il predominio sul mercato dei gruppi tecnologici statunitensi “hanno dimostrato come mai prima la necessità per l’Europa di promuovere un settore tecnologico locale indipendente, aperto e resiliente”.
Ma mentre l’Europa passa dall’analisi del problema alla proposta di possibili soluzioni, si ritrova a fare i conti con le proprie debolezze. Solo una manciata delle prime cinquanta aziende tecnologiche al mondo sono europee. Le startup tecnologiche della regione sono frammentate, hanno una normativa incerta e scarseggiano di capitali di rischio in grado di sostenerle nei finanziamenti.
“Se vuoi acquistare prodotti europei, devi acquistare qualcosa che sia prodotto nell’Unione Europea” – afferma Dariusz Standerski, segretario di Stato presso il ministero degli Affari digitali della Polonia, che ha presieduto le riunioni dei ministri del digitale dell’Unione mentre la Polonia deteneva la presidenza di turno dell’Ue.
Per Andy Yen, fondatore e amministratore delegato di Proton, il gruppo con sede a Ginevra che ha ideato ProtonMail e altre applicazioni incentrate sulla privacy, il dibattito sulla promozione di gruppi tecnologici locali verte proprio su questo.
“Se non investiamo nella tecnologia in Europa, stiamo semplicemente rinunciando al principale motore di crescita economica” – ha dichiarato al “Financial Times”.
Nel frattempo però l’Unione sta faticando a bilanciare la sfida della regolamentazione dell’intelligenza artificiale con la necessità di attrarre investimenti e talenti sufficienti per aumentare la capacità di calcolo al suo interno.
In questo quadro, composito e oggettivamente frammentario, l’Italia gioca la sua partita, con un dinamismo inusuale rispetto al passato. E’ quanto è emerso dal recente incontro, a Roma, presso il Dipartimento per la trasformazione digitale (Dtd) tra Virkkunen, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione, Alessio Butti.
“I risultati italiani nello sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche e in particolare nell’ambito del IT wallet – ha dichiarato Virkkunen – sono notevoli per velocità, concretezza e impatto reale sulla vita dei cittadini”, sottolineando il ruolo leader del nostro Paese nel campo del quantum computing (un nuovo approccio alla computazione), con il potenziale di risolvere problemi complessi oggi irraggiungibili per i computer tradizionali ed evidenziato i progressi sulla connettività certificati nell’ultimo Digital Decade Report.
Il sottosegretario Butti ha illustrato alcune delle priorità digitali e tecnologiche dell’Italia, presentando le strategie adottate, i risultati conseguiti e gli obiettivi futuri.
Le priorità discusse riguardano il Mercato unico europeo, il disegno di legge italiano sull’Intelligenza Artificiale, il ruolo dell’Edic per l’infrastruttura cloud sovrana, lo sviluppo dell’industria dei cavi sottomarini, la sicurezza digitale post-quantum, il progetto It Wallet e la Carta d’identità elettronica (Cie), le tecnologie Edge Cloud Computing e l’avanzamento dei progetti di connettività.
Si evidenzia la necessità di un mercato unico paneuropeo per le comunicazioni elettroniche (Telecomunicazioni) superando la frammentazione attuale.
Nel contempo l’Italia fa scuola, laddove è il primo Paese europeo ad aver elaborato e approvato una legge nazionale sull’Intelligenza Artificiale, coerente con l’AI Act europeo. La legge presta particolare attenzione a settori sensibili come la sanità, il lavoro, la giustizia e la pubblica amministrazione, includendo anche misure di trasparenza, privacy e responsabilità penale per abusi.
È stato inoltre previsto un fondo pubblico da un miliardo di euro per startup e PMI attive nell’IA.
L’Italia ha poi promosso la costituzione di un European Digital Infrastructure Consortium (EDIC) per l’attuazione di una piattaforma cloud federata che mira a rafforzare la sovranità digitale europea, ridurre la dipendenza da fornitori extra-europei e supportare PA, sanità, industria e PMI attraverso tecnologie avanzate come il Federated Learning.
Strategico per il nostro Paese rafforzare il suo ruolo nell’industria dei cavi sottomarini, sfruttando la sua posizione geografica nel Mediterraneo con progetti come BlueRaman, GreenMed e Medusa. Nel contempo il Dipartimento per la Trasformazione digitale coordina le strategie digitali critiche, promuovendo l’interoperabilità, la mappatura e la cooperazione europea.
L’Italia ha inoltre varato una Strategia nazionale per tecnologie quantistiche, presentata dal sottosegretario Butti nell’ultimo Comitato interministeriale per la transizione digitale (CITD).
Il nostro Paese guida, con partner europei, la creazione di protocolli post-quantistici per ridurre la dipendenza estera e rafforzare la sovranità digitale, sostenendo ricerca avanzata, sviluppo di competenze e resilienza delle informazioni. L’Italia si propone inoltre come leader nello sviluppo di un ecosistema europeo federato e competitivo di Edge Cloud, attraverso una strategia nazionale e un bando pubblico per testare questa tecnologia sulle reti di telecomunicazione, rafforzando così l’infrastruttura digitale nazionale e la competitività europea.
Nonostante la complessità geografica italiana, sono stati compiuti importanti progressi grazie al Pnrr nell’espansione della connettività veloce, con una forte spinta verso il collegamento di aree remote tramite tecnologie satellitari e fibre ottiche FTTH.
Il quadro – come si vede – è in movimento e va seguito e promosso con sempre maggiore convinzione a livello di più vasta opinione pubblica.
Al centro la consapevolezza di una sfida rispetto alla quale ne va del destino delle future generazioni: una sfida di non poco conto per un’Italia che, per decenni, ha vissuto “di rimessa” senza visioni a lungo termine.
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