Di Raimondo Fabbri
Il mare come elemento identitario, ma anche come strumento di dialogo, di scambio e di cooperazione. Le popolazioni che abitano i Borghi Marinari d’Italia conoscono bene il valore dello scambio, sia esso commerciale che culturale, e questo patrimonio va tutelato e incentivato in un’ottica di miglioramento della qualità della vita e di moltiplicazione delle opportunità di sviluppo. Con questi intenti l’Associazione dei Borghi Marinari d’Italia organizzerà il 27 giugno prossimo con il patrocinio dell’ASI (Associazioni Sportive e Sociali Italiane) e dell’Agenzia Nazionale del Turismo, una giornata dedicata a queste realtà, rendendo omaggio all’immenso patrimonio sociale, culturale ed economico che è legato al mare.
In tal senso è possibile comprendere le affinità con l’ultimo volume pubblicato dall’Istituto Stato e Partecipazione curato da Clemente Ultimo e significativamente intitolato “Borgo Italia”. In un simbolico gemellaggio i borghi del nostro paese rappresentano una parte fondamentale quanto trascurata del tessuto sociale e storico della Nazione. A questa sorte non sfuggono né le aree interne né tantomeno quei piccoli centri che puntellano le migliaia di km di coste della nostra Penisola, territori dimenticati eppure ricchi di risorse, storiche, turistiche e financo industriali, cui l’assenza di reali politiche di sviluppo ha precluso la possibilità di divenire dei luoghi di innovazione ed eccellenza. Tuttavia proprio in questi borghi si può rintracciare l’essenza dello stile che rappresenta, nonostante tutto, una parte importante del soft power posseduto dall’Italia. Per tali ragioni abbiamo rivolto alcune domande a Mario Presutti, segretario generale dell’Associazione Borghi Marinari d’Italia.
D) Come nasce l’iniziativa del 27 giugno e con quale finalità intendete promuovere il patrimonio dei borghi marinari del nostro Paese?
R) In un Paese circondato dal mare sembrava assurdo che non ci fosse una giornata nazionale dedicata alle identità del mare. L’Associazione con questa iniziativa intende, negli anni, sensibilizzare le istituzioni, gli stakeholders e soprattutto la società civile affinché maturino una vera difesa della cultura del mare partendo proprio dai Borghi Marinari. Quando lo abbiamo siamo stati protagonisti indiscussi con le Repubbliche Marinare. Oggi invece pensiamo troppo spesso al mare solo come “divertimento” balneare o come “cimitero” per i neo-schiavi. E’ importante quindi partire dalle associazioni locali, dalle pro loco e dai piccoli comuni per declinare e mappare la cultura del mare italiano e proiettarla in un’ottica mediterranea.
D) Spesso dimentichiamo che la penisola italiana ha 7000 chilometri di costa e una posizione strategica nel Mediterraneo, con cui poter sfruttare un grande potenziale. Quali potrebbero essere le soluzioni per lo sviluppo dei borghi marinari italiani?
R) Dal nostro punto di vista non ci può essere uno sviluppo senza iniziare dalla cultura. I mestieri e le arti legate al mare, oltre a rappresentare l’identità dei borghi è una grande opportunità di sviluppo sociale ed economico. Dobbiamo incominciare a ripensare il mare e le comunità marinare dando loro i giusti strumenti per un turismo sociale e sostenibile de un’economia circolare che coinvolga in prospettiva anche le altre coste del Mediterraneo.
D) L’associazione Borghi marinari d’Italia è attiva nella promozione di un vero e moderno turismo quale elemento fondamentale di sviluppo. Quali attività svolgete per raggiungere un simile obiettivo?
R) La pandemia ha colpito duramente il settore turistico che però necessità di una profonda innovazione non solo in termini di servizi ma anche di prodotto e marketing. Noi intendiamo sviluppare in sinergia con ENIT e le regioni un piano strategico per il turismo sociale e sostenibile dei borghi marinari, basato sulle identità del mare che manca in questo paese. Per accedere a tale programmazione i comuni non devono pagare nessuna quota di iscrizione ma mettersi semplicemente in contatto con noi.
D) I borghi italiani rappresentano un forte legame con le tradizioni e la cultura del nostro paese. Come evitare lo spopolamento e mettere a sistema queste risorse?
R) Noi puntiamo sul turismo sociale e sostenibile ma anche sul rilancio e tutela degli antichi mestieri e delle antiche arti del mare. Un patrimonio che potrebbe scomparire e che invece per noi rappresenta un’occasione di sviluppo sostenibile e quindi anche un freno allo spopolamento.
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