WHIRLPOOL: MULTINAZIONALI E DELOCALIZZAZIONI. LA STORIA SI RIPETE

WHIRLPOOL: MULTINAZIONALI E DELOCALIZZAZIONI. LA STORIA SI RIPETE

Di seguito l’articolo di Ettore Rivabella, sindacalista Ugl, già pubblicato su Kulturaeuropea.eu

Cominciamo con le  ultime novità. Riunione al Ministero dello Sviluppo Economico ed ennesimo rinvio, l’azienda chiede un’altra settimana per decidere e nel contempo garantisce di non prendere iniziative unilaterali. Ricordiamo tuttavia che l’attesa non è per una soluzione  della crisi, ma esclusivamente per valutare se utilizzare ulteriori 13 settimane di cassa integrazione o procedere ai paventati e minacciati licenziamenti, visto anche che in effetti dal 31 ottobre 2020 lo stabilimento napoletano è praticamente chiuso.

Ma cosa è la Whirlpool e cosa ha in Italia ? La Whirlpool è una public company multinazionale, produttrice di elettrodomestici,  con sede negli Stati Uniti. Dagli anni 80 ha sviluppato un processo di internazionalizzazione e di acquisizioni a livello mondiale, che la porta nel 2020 ad avere 35 stabilimenti di produzione, di cui 10 negli Stati Uniti, 4 in Italia, 4 in Messico, 3 in Brasile, 3 in India, 3 in Polonia, 2 in Cina, ed uno ciascuno in ArgentinaColombiaGran BretagnaRussiaSlovacchia Turchia. In Italia è presente dal 1986, quando acquista una azienda del gruppo FIAT che produce compressori per la refrigerazione e il condizionamento dell’aria . Nel 1988 acquisisce la divisione elettrodomestici della Philips, proprietaria del marchio italiano “IGNIS”. Infine nel 2014 rileva il gruppo Indesit  e il controllo dei marchi Indesit ed Hotpoint. In pratica la Whirlpool si trova a controllare tutte le storiche aziende italiane del settore elettrodomestici e i loro relativi marchi. Innanzitutto la Ignis, fondata nel 1943, con sede a Comerio. finita la guerra, consolida la sua posizione fino a diventare  una delle aziende simbolo del boom economico italiano, conquistando una importante fetta del mercato italiano degli elettrodomestici. Sul finire degli anni 60 comincia la partnership con la Philips, che condurrà alla acquisizione della stessa da parte del colosso olandese, seguendone poi anche le sorti, quando Whirlpool acquisirà, nel 1988, il controllo del Gruppo. Dal 2014 la Wirlpool procede ad una riorganizzazione della sua struttura in Italia, dismettendo gli stabilimenti ex Ignis di Spini di Gardolo e Comerio e in ultimo avviando la chiusura dello stesso sito di Napoli. Infatti nel contempo Whirlpool, tra il 2014 e il 2016 acquisisce ed assorbe Indesit altro pezzo di storia dell’industria italiana. L’Industria Elettrodomestici Italiana SpA, meglio conosciuta come Indesit, nasce nel 1953 a Torino, come la Ignis vive il “miracolo economico italiano” e diventa anch’essa azienda di riferimento nel mercato degli elettrodomestici con un ottima componente di esportazioni, Negli anni 70 inizia un periodo di crisi dovuta a varia fattori, concorrenza straniera, mancati investimenti nell’innovazione dei prodotti di punta e non ultimo il tentativo di porsi come competitor nazionale al progetto di passaggio al colore della televisione, in alternativa al tedesco Pal e al francese Secam, operazione che non viene supportata dalla RAI che opta per il sistema tedesco.    Gli anni 80 sono caratterizzati da alcune operazioni di ristrutturazione aziendale non andate a buon fine, conclusesi con la dichiarazione di insolvenza e il commissariamento. Infine si procede con la vendita all’asta e l’acquisizione da parte del Gruppo Merloni, già presente nel settore con i marchi Ariston e Hotpoint. Il nuovo assetto societario sembra ridare credibilità, fiducia e slancio commerciale  fino alla successiva cessione a Whirlpool nel 2014, che acquisisce in dote anche tutti i marchi del Gruppo. Con questo ultimo passaggio la multinazionale Whirlpool controlla l’intero asset nazionale di questo importante settore dell’industria metalmeccanica. Le conseguenze si fanno subito sentire, chiusure di stabilimenti, cassa integrazione e sopratutto soldi pubblici, circa 24 milioni di finanziamenti statali, dati praticamente in bianco nella speranza di poter controllare un processo, che tuttavia resta saldamente in mano al management di Whirlpool.  Come quel 30 ottobre del 2018 quando l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Di Maio dichiara “Whirlpool non licenzierà nessuno e, anzi, riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia. Questo è il frutto di una lunga contrattazione che siamo riusciti a chiudere al Ministero dello Sviluppo Economico. Sono quindi orgoglioso di dire che ce l’abbiamo fatta: stiamo riportando lavoro in Italia!”. Purtroppo all’ottimismo di facciata non fa seguito un epilogo positivo e nel maggio del 2019 tutto torna in balia delle scelte aziendali. Viene cassato il Piano Industriale Triennale e confermata l’inderogabile decisione di chiudere lo Stabilimento di Napoli, La reazione di alcuni esponenti del Governo è verbalmente dura, ma la mancanza di una reale capacità e possibilità di reazione, la paura di assumersi la responsabilità di un’azione forte che contrasti l’arroganza aziendale, porta a più miti consigli e all’offerta di altro denaro pubblico da parte del Governo Conte 2, tuttavia la Whirlpool pare ormai decisa nelle sue scelte e rifiuta. Solo la crisi pandemica, con il conseguente blocco dei licenziamenti e l’opportunità di accedere ad una speciale Cassa Integrazione COVID, tiene la situazione in stallo e il Governo Draghi non sembra avere altre frecce a disposizione e tanto meno sembra essere capace di opporsi a scelte prese lontano dall’Italia e dai suoi legittimi interessi nazionali, promettendo impegno, serietà e responsabilità, ma a volte tutto questo, senza altri attributi, non basta.

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