di Andrea Scaraglino
Lo storico e sociologo statunitense Christopher Lasch, sul finire degli anni ’70 diede alle stampe il suo lavoro più significativo e completo: “La cultura del narcisismo”. In queste illuminanti pagine viene descritta la deriva della società occidentale che da un contesto di economicità protestantica slittò sistematicamente verso una psichiatrizzazione patologica di se stessa. Alle nostre latitudini, com’è ovvio, determinati aspetti societari hanno raggiunto l’età matura solo ultimamente e proprio in virtù di questo nostro “ritardo”, le parole di Lasch possono – se si ha la voglia di ascoltarle – incidere con più fortuna: “ […] il piacere diventa l’unico scopo della vita, piacere indistinguibile dallo stupro, dall’omicidio e dall’aggressività sfrenata. In una società che ha ridotto la ragione a puro calcolo, nessun limite è posto alla ricerca del piacere, all’immediato soddisfacimento di qualsiasi desiderio, per quanto perverso, folle, criminale o semplicemente immorale esso sia.”
Questo bagno collettivo di edonismo – perfettamente funzionale alla società dei consumi e al liberalismo economico, ovviamente – nasconde un altro perverso meccanismo psicologico. Se è giocoforza indispensabile godere per non sottostare alla frustrazione di una vita insoddisfacente, è sicuro che la sfera libidinale esulerà da quella materiale, invadendo lo spirito e i rapporti interpersonali. Lasch continua: “ Egli intuì […] che sotto il capitalismo tutte le libertà finiscono per ridursi alla stessa cosa, all’identico universale obbligo di godere e di essere goduti.”
L’attacco alla sfera intima e sentimentale dell’uomo è più che visibile nella nostra quotidianità, varia dall’assurda contrapposizione dei generi – passando per la distruzione della coscienza sociale – fino ad arrivare all’egoismo che guida il nostro approccio all’altro. Godere di, o essere goduto da, un altro essere umano non dovrebbe esistere come approccio mentale istintivo; il contrario che viviamo giornalmente sottolinea, purtroppo, che siamo vicini al punto dove “la glorificazione dell’individuo arriva a identificarsi con il suo annientamento.”
A Primosole si gode diversamente.“Cosi è”, senza il “se vi pare”.
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