di Andrea Scaraglino
Di tutti i settori – economici e non – destrutturati e svuotati di senso dal nuovo, emergenziale e manicheo attivismo governativo, la scuola risulta essere quello che ha pagato il prezzo più alto. La nuova veste impersonale e atomizzante della Dad, del resto, è solo l’apice di iceberg che nasconde antichi vizi e mai sopite inadeguatezze. Nei decenni si sono susseguite fin troppe riforme, sterili bandierine di partito, che gattopardescamente hanno cambiato tutto affinché tutto rimanesse com’era: mediocre e inadeguato. L’aziendalizzazione degli istituti – con presidi e corpo docente derubricati a consiglio di amministrazione – figlia dei tagli alla spesa pubblica e propedeutica alla progressiva privatizzazione dell’istituzione, ha definitivamente sancito il divorzio tra scuola e Nazione. A questo generale e indecoroso stato delle cose sembra non ci sia soluzione e, del resto, fin quando il governo italiano sarà una succursale di Bruxelles sarà difficile osservare una qualsivoglia inversione di tendenza.
Differentemente – spinta soprattutto dal parossismo pandemico – una ben precisa compagine ha deciso di intervenire proponendo soluzioni su misura al, oramai, mastodontico problema dell’istruzione italiana. Nelle scorse settimane è, infatti, stato fatto circolare il nuovo manifesto del “Blocco Studentesco”. Un documento programmatico – dal deciso gusto idealista – che si prefigge l’arduo compito di ricollegare la scuola al corpo della Nazione. Già il nome, “Socializzazione Scolastica”, rimanda ad antiche suggestioni; senza, per questo, discostarsi dai bisogni odierni che la gioventù, forse senza troppa consapevolezza, richiede di vedere soddisfatti.
Nel documento, utile strumento da cui rifondare l’istituzione scolastica tutta, molto spazio viene concesso al futuro degli studenti dopo la naturale palestra pre-lavorativa. Si attacca, infatti, l’approccio da self med man che l’alternanza scuola/lavoro ha sancito negli ultimi anni, rivalutando invece il concetto di scuola come cinghia di collegamento effettiva con il mondo professionale. Si richiede, dunque, una reale e fattiva collaborazione tra l’istituzione scolastica e le aziende, pubbliche o private che siano.
Si sottolinea con convinzione la natura istintiva e imprescindibile della socialità nella vita umana, di cui la scuola deve essere primo addestramento; si rimarca la necessità di slegare l’istruzione da concetti stantii e meramente accademici, ricollegando quest’ultima a luoghi e tematiche che esulano dal normale svolgersi delle lezioni in classe.
Si pretende una scuola, insomma, che riscopra la reale natura umana, che da sempre è “Al di là del bene e del male”, affinché si possano educare uomini e non “pecore matte”.
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