Di Flaminia Camilletti
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.”
(George Orwell)
Dopo il comizio politico tenuto da Fedez durante il concertone del primo maggio a Roma, si è discusso molto sull’opportunità di rendere quel palco un’occasione di far politica a senso unico. Poco invece si è discusso riguardo i contenuti e gli argomenti di chi è a favore o contro il disegno di legge Zan. Nell’arena dei social, della tv, di Internet, dove si bada molto più alle posizioni che ai contenuti, il dibattito sulla proposta di legge contro l’omotransfobia si è polarizzato in due schieramenti opposti dove spesso si lasciano perdere i contenuti. Questo anche molto per colpa di influencer poco preparati sul tema come Fedez che hanno indotto l’opinione pubblica a credere che chi si schiera contro l’approvazione di questo disegno di legge sia contro gli omosessuali o li voglia addirittura discriminare in una dicotomia tra bene e male.
Eppure nelle file di chi osteggia questo disegno di legge già approvato alla Camera e in attesa di essere discusso in Senato, non sono solo omofobi e leghisti, ma esiste un mondo plurale fatto di diverse sensibilità. Una di queste è formata dai movimenti cattolici, associazioni di genitori, famiglie sempre più discriminate dalla società e considerati alla stregua di pericolosi estremisti. Oltre ai leghisti, molti esponenti di sinistra e di destra criticano la legge zan, anche numerosi omosessuali. Secondo gli osservatori, infatti, le criticità della legge sono molteplici. Nel vietare, giustamente, l’incitamento alla discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, non si spiega bene cosa si intenda per discriminazione. Dire per esempio che non si è d’accordo con la pratica dell’utero in affitto o delle teorie del genere oppure dire che si crede nella differenza tra maschio e femmina, potrebbe rappresentare una discriminazione. In alcuni Paesi alcuni genitori sono stati giudicati per non aver consentito ai figli minori di praticare il cambio di sesso. Questa è solo una delle derive che questa legge potrebbe comportare. Le tutele maggiori che chiedono le associazioni Lgbtq+, si potrebbero ottenere con la revisione della legge Mancino. Gli oppositori infatti ritengono che gli omosessuali siano già ampiamente tutelati al pari degli eterosessuali, semplicemente in quanto persone. La discriminazione per “futili motivi” già racchiude gli strumenti di tutela necessaria. I contrari ritengono infatti che la legge abbia mire diverse: il ddl Zan prevede l’istituzione della giornata mondiale contro l’omofobia e lo stanziamento di fondi per l’istruzione della teoria di genere (o del gender) nelle scuole. Non è chiaro in che modo aiuterebbe la lotta contro l’omofobia imporre questa teoria nelle scuole è chiaro invece che questa disposizione sia fortemente divisiva, il che rischierebbe di acuire ancora di più eventuali tendenze omofobe.
Introdurre questa legge servirà a rendere speciale una categoria rispetto a delle altre andando completamente in contro senso con il principio sancito al numero 3 della nostra Costituzione per cui: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Alla luce di ciò risulta chiaro che il vero obiettivo di questa legge è quello di introdurre ex lege l’ideologia di genere, o gender, ridefinendo il concetto di genere, sesso e famiglia “indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”, come riportato al comma d dell’art.1 del testo di legge di Zan.
La definizione di genere non è definita e introdurla nella legge penale comporta grandi rischi. Queste norme spalancano le porte al self id e al blocco ormonale in pubertà su cui, come riporta Marina Terragni (giornalista e femminista) su «La Stampa», non sono d’accordo la maggioranza degli italiani. In alcuni stati degli Usa come la California, il self id è diventato legge e si sono avuti 270 casi di detenuti uomini dichiaratisi donne che hanno chiesto di essere trasferiti nel carcere femminile, oppure casi di processi di transizione in Gran Bretagna di adolescenti che poi hanno cambiato idea. E ancora, sempre in Gran Bretagna, uno stupratore si è dichiarato donna per essere rinchiuso in un carcere femminile. Per quanto riguarda lo sport, sono già moltissimi i casi di atleti trans che competono nelle categorie femminili e che per caratteristiche fisiche immodificabili partono avvantaggiati rispetto alle atlete di sesso femminile. Sono quindi moltissime le criticità riportate su questo testo e, al contrario di quello che vogliono far credere alcune star dei social, non sono solo gli omofobi a non volere che questa legge venga applicata.
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