CRISI INDUSTRIALE E SANITARIA: INTERVISTA AL SEGRETARIO NAZIONALE UGL AUTOFERROTRANVIERI

CRISI INDUSTRIALE E SANITARIA: INTERVISTA AL SEGRETARIO NAZIONALE UGL AUTOFERROTRANVIERI

di Francesco Guarente

Girando in lungo e largo l’Italia è possibile trovare diversi luoghi colmi di storia politica, vecchie sezioni di partito dove è passata la storia recente del nostro Paese. Quando si passa per via Sommacampagna a Roma la sensazione è proprio quella di trovarsi in un posto così.  In questo palazzo elegante c’è una delle sedi storiche della Cisnal ed ora Ugl Autoferrotranvieri dove abbiamo incontrato per un’intervista il segretario nazionale della categoria Fabio Milloch.

In questi giorni abbiamo assistito al tentativo di una grossa società, il Gruppo Fontana, di chiudere una delle sue sedi nel Sud, nel napoletano, per trasferire la produzione al Nord senza una motivazione reale. C’è stato un altro caso in cui un privato ha cestinato 70 anni di storia delle relazioni industriali italiane, il caso Whirpool. Ancora al Sud, sempre a Napoli, un’azienda ha deciso di chiudere disinteressandosi dell’accordo sottoscritto alla fine del 2018 in sede ministeriale, come potremmo rendere esigibili i nostri accordi firmati tra datori e sindacati?  Come può il sindacato e la politica frenare una deriva direi eccessivamente autonoma da parte dei datori di lavoro?

Una domanda delicata, che porta l’attenzione su una situazione industriale, quella italiana, che ha di fatto confuso e sovrapposto un concetto di liberalizzazione con un atteggiamento, invece, di aggressione sregolata al mercato interno da parte di competitors stranieri, forti, senza scrupoli e politicamente strutturati per una espansione nazionalista sul mercato esterno, a seguito di una perfetta ed integrata gestione del servizio nelle terre patrie. Come autoferrotranvieri, questa attitudine abbiamo avuto modo di riscontrarla sia rispetto alle gare che vengono indette per il trasporto, che vedono spesso la partecipazione di grandi aziende estere con possibilità economiche inarrivabili rispetto al mercato italiano, ma anche indagando le normative che investono il nostro settore a livello europeo. Insieme alla Confederazione, ho partecipato ad un interessante convegno, a Budapest, che metteva a confronto le varie realtà di ingaggio nel mondo dei trasporti su gomma rispetto alla normativa europea: se in alcuni settori si è teso ad omogeneizzare il mercato del lavoro in modi accessibili e genericamente sostenibili, il tpl conserva ancora un enorme divario tra i paesi di provenienza e le regole in essere nei paesi di passaggio e di effettivo svolgimento del servizio. La fotografia del tpl rappresenta perfettamente quello che succede in altri settori: in Italia siamo impegnati a cercare di sostenere il nostro mercato interno e le nostre aziende che spesso faticosamente si strutturano in realtà più solide; sarebbe impensabile riuscire ad investire e semplicemente affacciarci sul mercato estero, mentre invece incontriamo ogni giorno aziende straniere pronte ad investire con economie più importanti e costo del lavoro più leggero. Questa dinamica non permette una costruzione economica sana del nostro Paese, dove la liberalizzazione diventa ogni giorno di più concorrenza selvaggia e sleale a danno delle aziende nazionali.

Nel settore autoferrotranvieri che situazione lavorativa abbiamo oggi in Italia, in virtù anche della crisi sanitaria che stiamo vivendo?

La situazione avvenuta a seguito della diffusione del virus Covid 19 ha avuto esiti devastanti sugli autoferrotranvieri. Le lavoratrici ed i lavoratori del settore si sono trovati a dover affrontare una emergenza nuova e pericolosa, senza avere spesso neppure i dispositivi di sicurezza minimi, necessari ad affrontare la pandemia. Infatti, soprattutto nel primo periodo di emergenza, il mondo del trasporto pubblico locale non si è mai fermato grazie al senso di responsabilità degli operatori del settore, mentre le aziende hanno dimostrato, anche in questa occasione, una scarsa elasticità, pensando ed agendo come se i dpi (dispositivi di protezione individuale) previsti fossero un esborso economico e non un dispositivo per la tutela della salute e della sicurezza dei conducenti, così come degli utenti del trasporto pubblico locale. In più, la situazione economico-industriale che si è verificata nei riguardi del trasporto pubblico locale ci pone di fronte all’ennesima dimostrazione di mancata cura per il settore, nel quale non solo non si investe, ma non ci si preoccupa neppure di garantire ai lavoratori il diritto al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.

Tutte le sigle sindacali, compresa l’UGL Autoferrotranvieri, hanno dichiarato all’unisono uno sciopero per l’8 febbraio, uno per il 26 marzo, ed uno, prossimo, di 24 ore, per il 01 giugno 2021. Perché il settore scende in piazza e soprattutto in che stato di salute è la contrattazione nazionale di categoria?

La contrattazione nazionale di categoria per il settore degli autoferrotranvieri non gode affatto di buona salute, purtroppo. Il contratto nazionale di settore è scaduto il 31 dicembre 2017, quindi siamo oltre il triennio di mancato rinnovo. Far ripartire la contrattazione è stato particolarmente difficile per una serie di elementi: tra questi, la pandemia è solo uno – gravissimo – degli ostacoli sulla strada il rinnovo. Allo stato dei fatti attuali, abbiamo rappresentato alle associazioni datoriali la necessità di riconoscere il triennio economico precedente, prioritariamente a qualsiasi trattativa di rinnovo; ci siamo trovati di fronte un muro sordo ad ogni richiesta. Sicuramente è stato ed è ancora un periodo particolarmente difficile per il Paese, ed anche per il trasporto pubblico locale che, nonostante non si sia mai fermato, ha visto ridurre il suo esercizio. Ma, paradossalmente, in questo periodo ci sono stati anche molti aiuti per il settore, a partire dal finanziamento del Fondo di solidarietà di cui le aziende hanno approfittato, ponendo i lavoratori in difficoltà economiche ancora maggiori per la riduzione dei salari, per finire agli ultimi 800 milioni per i mancati ricavi destinati al trasporto pubblico locale dal Decreto Sostegni: la verità è che non si può immaginare il diritto al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro come un accessorio rinunciabile; siamo di fronte ad un diritto legittimo ed incomprimibile, che non possiamo accettare venga disilluso o negato. La mobilitazione degli autoferrotranvieri, infatti, continuerà fino a quando non vedremo riconosciuti i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.

La Federazione che guidi da diversi anni è una delle poche che sottoscrive il contratto nazionale allo stesso tavolo con le confederazioni della triade, che strategia sindacale avete impostato nei rapporti intersindacali?

Non si tratta tanto di definire una strategia di rapporti con le altre organizzazioni sindacali. A mio avviso, i cardini che muovono il mandato che i lavoratori mi hanno assegnato sono due: da una parte, mai dimenticare quali sono le reali condizioni di lavoro in cui vive il settore. Io ricordo sempre, specie quando affronto una trattativa, la sensazione gratificante e difficile che avevo quando toccava a me “girare la ciambella”. Ricordo perfettamente il freddo intenso d’inverno, il caldo d’estate, la pioggia nella cabina guida e le difficoltà che ogni giorno affronta chi garantisce la mobilità: ed è questo che deve guidarmi nelle scelte e nelle posizioni da assumere. Il sindacato, spesso, paga il pegno di aver preso troppa distanza dai lavoratori, dimenticandosi delle reali e stringenti esigenze del quotidiano e di dover essere, principalmente, uno strumento sociale: soltanto un rapporto più stretto e leale con la base può riportare i corpi intermedi a rappresentare più fedelmente il mondo del lavoro. Il secondo ordine categorico, anche se ovvio, è la coerenza con la propria missione: se i diritti dei lavoratori sono insopprimibili, chiaramente nessuna circostanza può e deve farmi dimenticare il motivo per cui siedo ad un tavolo nazionale. La dignità e la rappresentanza che posso esercitare nei confronti dei miei colleghi confederali di altre organizzazioni è direttamente proporzionale alla fiducia che ogni giorno dimostrano gli iscritti della Ugl Autoferrotranvieri. Per questi motivi, infatti, posso dire con orgoglio che grazie al lavoro di tutti i nostri dirigenti nazionali, regionali e provinciali, la nostra è una Federazione in crescita, nonostante la generalizzata sfiducia nel sindacato ed il momento che stiamo vivendo.

Come Segretario Confederale con delega all’Ufficio Diritto di Sciopero Rapporti Commissione di Garanzia, quale è la sua esperienza del funzionamento delle relative normative in Italia ?

La Commissione di Garanzia è un’istituzione importante, nel mondo del sindacato come in quello dell’utenza. Ha un compito difficile e particolarmente sfidante: quello di contemperare l’esercizio di differenti diritti, come, nel caso specifico, quello della mobilità dell’utenza insieme a quello, imperativo, dello sciopero quale strumento di manifestazione dei lavoratori. Abbiamo, insieme a Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, siglato un accordo importante, nel febbraio 2018, in Commissione di Garanzia, con il quale siamo intervenuti su una regolamentazione del trasporto pubblico locale, che aveva assunto e conservato caratteri di provvisorietà sin dalla sua prima stesura, ai tempi dell’attuazione della legge 146/90. Lo schema giuridico che determina il diritto di sciopero in Italia è particolarmente stringente: lo è la norma di riferimento (la 146/90, la 81/00 e le successive modifiche ed integrazioni), lo è il perimetro all’interno del quale si muove il trasporto pubblico locale, nonostante ai critici “esterni” possa risultare sempre un settore dove si dichiarano e consumano troppi scioperi e troppo frequentemente. Il dato ovvio che invece non va mai dimenticato è che lo sciopero è un diritto individuale, del singolo lavoratore, che per esercitarlo rinuncia al proprio salario: spesso e volentieri, in un terreno nazionale dove la tutela dei diritti è ogni giorno più dura, lo sciopero risulta essere l’ultimo e unico strumento di tutela del lavoro, utile e necessario laddove la garanzia della tutela sia assente o lacunosa.

Sei anche autore di un interessante libro in merito alla sicurezza del trasporto pubblico “La mobilità Si-cura” puoi evidenziare alcuni contenuti dello stesso che ritieni di maggiore attualità ?

La sicurezza è da sempre uno dei temi più sentiti della nostra missione sindacale, sia in ambito confederale, dove il Segretario Generale si è prodigato e continua a prodigarsi alla lotta contro le morti sul lavoro, con la campagna mediatica #lavorarepervivere che ha portato la nostra Confederazione in tante piazze, a far sfilare sagome bianche in ricordo dei morti sul lavoro, perché si possa costruire un mondo dove non si possa più morire sul lavoro, sia in ambito di federazione. La Federazione Nazionale, infatti, ha ben chiari gli strumenti di safety e secuirty che sono oggi in mano alla categoria, strumenti magari presenti ma molto spesso dimenticati, che non garantiscono non solo l’adeguata tutela, ma neppure una dignitosa informazione/formazione e protezione in merito. Un dato su tutti: il personale front line della nostra categoria è, ogni giorno di più, coinvolto in feroci episodi di aggressione. Rappresentando il sottile ed umano confine di raccordo tra un servizio che spesso lascia a desiderare e le necessità del singolo di muoversi, autisti e verificatori diventano spesso oggetto di vili rivendicazioni fisiche o verbali. A fronte di questa esposizione, che lascia il lavoratore solo di fronte ad uno stato di emergenza, abbiamo provato a far dialogare associazioni datoriali – insieme in occasione del Convegno organizzato a Napoli nel 2018 – e politica, per porre al centro del confronto l’argomento ed incentivare l’uso di strumenti, potenziando gli  esistenti e tarandone altri ad hoc. La strada da fare, purtroppo, è ancora lunga e difficile, sia in termini di tutela personale che in termini di sicurezza generalizzata, ma sono profondamente convinto che il nostro dossier sia stato toccare con mano la punta di un iceberg di dimensioni non più trascurabili.

In qualità di segretario Confederale della UGL come vedi il futuro del sindacato in Italia nei prossimi anni, anche alla luce dell’attuale situazione economico sociale fortemente condizionata dalla presente pandemia?

Io credo fortemente che il futuro del sindacato sia nelle nostre mani, ma solo se saremo capaci di acquisire quella elasticità mentale che ci permetta di procedere, senza rinnegare tutto ciò che non possiamo considerare negoziabile. Non dovremo, infatti, permettere di scalfire alcun diritto, specie quando sia stato acquisito con ore di sciopero e con la fatica ed il sudore dei lavoratori. Penso a chi ha avuto la capacità, il coraggio e la caparbietà di scrivere pagine di storia come quelle della Legge 300/70, quello “Statuto dei Lavoratori” che ancora oggi rappresenta il baluardo nel quale è possibile essere e sentirsi sindacalisti. Dovremo, anzi, rivedere ed aggiornare quello stesso Statuto che ancora oggi ci permetta di operare. Il tutto a patto che, comunque, il sindacato lasci perdere le attitudini borghesi, perché non sono e non possono essere un abito per sindacalisti e mal si conciliano con la forza sociale che un’organizzazione sindacale deve esprimere.

Lei è segretario della Federazione UGL Autoferrotranvieri. Può parlarci della vostra presenza nel comparto, della vostra attività quali agenti contrattuali e della vostra eventuale partecipazione alla gestione dei Fondi previdenziali ed assistenziali di categoria ?

La Federazione Nazionale Ugl Autoferrotranvieri è presente, sin dalla sua prima costituzione, nel Consiglio di Amministrazione del Fondo di sostegno al reddito degli autoferrotranvieri istituito presso l’Inps, che gestisce le richieste di sostegno per la categoria ed in quest’ultimo anno, funestato dalla pandemia, ha dovuto analizzare ed approvare un numero incredibilmente alto di richiesto di sostegno per gli autoferrotranvieri. Siamo inoltre componenti, io stesso quale Consigliere di Amministrazione, del Fondo Tpl Salute, istituito ai sensi dell’art. 38 del ccnl Autoferrotranvieri ed Internavigatori, che si occupa del welfare sanitario da destinare ai lavoratori ai quali è applicato il ccnl Autoferrotranvieri – Internavigatori ed il ccnl noleggio; il fondo nasce dall’accordo tra organizzazioni sindacali e datoriali per offrire un servizio di welfare, quale valore fondamentale per la tutela della salute e della prevenzione sanitaria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà reso pubblico.