LA TERZA VIA DI PERON, STATO E POPOLO PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE

LA TERZA VIA DI PERON, STATO E POPOLO PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE

Di Gherardo Marenghi

Impossibile parlare di terza via senza conoscere il percorso politico ed umano di colui che ne è stato il più autorevole interprete sudamericano del ventesimo secolo. Questo il dato di fatto che emerge leggendo l’opera di Luca Lezzi, dalla quale il giustizialismo peronista viene descritto non solo in una prospettiva statica, avendo come parametro di riferimento l’universo argentino del secondo dopoguerra con le sue problematiche sociali, ma anche in una dimensione dinamica, come possibile modello di esportazione nell’Europa soffocata dall’inizio della guerra fredda. Chiarito che nel lessico peronista il termine giustizialista assume un significato ben diverso dal giacobinismo contemporaneo in salsa cinque stelle, l’autore analizza i tratti distintivi del corporativismo peronista, nel quale il popolo assume una centralità che è il segreto stesso del suo successo.

Il superamento della lotta di classe marxista e del materialismo capitalista si perfeziona legando direttamente Stato e Popolo, laddove per popolo deve intendersi l’anima della Nazione più che l’orizzonte limitato e conflittuale della caratterizzazione proletaria.

Si arriva così alla costruzione di un socialismo nazionale interclassista che non rifiuta gli slanci spirituali della fede abbracciando un Cristianesimo non clericale. Su questo aspetto l’autore si sofferma evidenziando l’autonomia del rapporto diretto fra Stato e popolo rispetto all’Autorità Militare e a quella Religiosa, peculiarità questa che favorirà a danno di Peron la nascita di un Partito geneticamente confessionale come quello Cristiano Democratico.

Il paradosso è che la forza e al tempo stesso la debolezza del peronismo si è rivelata nel legame fra leader e popolo prescindendo da un protagonismo essenziale della Chiesa, al contrario di quanto avvenuto nella Spagna Franchista e nel Portogallo Salazariano.

Di grande interesse è, nella seconda parte dell’opera dedicata all’importanza della figura di Evita, la narrazione del tentativo di affermazione in Europa del Peronismo come via d’uscita dal conflitto ideologico ed economico fra Washington e Mosca. Un progetto audace ed affascinante troppo presto vanificato dalle scelte atlantiste delle destre europee del secondo dopoguerra. La sensazione che si percepisce leggendo il libro è che le fondamenta di quel progetto siano recuperabili è che l’idea di un’Europa del futuro identitaria, sociale e sensibile ai valori tradizionali non sia necessariamente destinata a rappresentare un’utopia.

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