Di Mario Bozzi Sentieri
Siamo alla vigilia di una nuova stagione politico-sindacale? Niente a che vedere – sia chiaro – con la strumentalità di una mobilitazione di piazza, tanto demagogica, quanto inquinata da evidenti commistioni, a sinistra, tra ruolo sindacale (Cgil) e attività di partito (Pd).
Le aspettative a cui facciamo riferimento hanno un significato strategico e “di valore” che vanno ben al di là delle contingenze e degli interessi di parte. Al centro dell’attenzione la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, così come indicato dall’ art. 46 della Costituzione, che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
Per anni è stata la bandiera della destra sociale e del Sindacalismo Nazionale: più un atto di “testimonianza”, da riproporre di legislatura in legislatura, che una percorribile ipotesi normativa, vista la mancanza dei numeri parlamentari ed un contesto sociale vetero-classista. Oggi, al contrario, nel mutato quadro politico e con l’emergere di una rinnovata domanda di “integrazione” sociale, determinata anche dalle più recenti trasformazioni tecnologiche e produttive, pare emergere una nuova volontà partecipativa, espressione di un ampio fronte sindacale e sociale.
In prima fila – come ovvio – l’Ugl, che, per voce del suo Segretario Generale Paolo Capone, ha fatto della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese una parte fondamentale di quel #viaggionelfuturo sul quale la stessa Confederazione si è impegnata negli ultimi questi mesi, attraverso i congressi territoriali e nazionali. Significativa, in questo ambito, la recente conferenza nazionale (“Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Sviluppi e prospettive”) organizzata dall’Istituto Stato e Partecipazione e dall’Ugl, che ha visto riuniti esponenti politici, sindacalisti e ricercatori intorno alla Proposta di Legge per l’Istituzione dell’impresa Partecipativa, elaborata nel marzo 2022 dallo stesso Istituto e condivisa dall’Ugl.
Una proposta “forte” che accoglie una prospettiva partecipativa animata dall’obiettivo principale di fare maturare i singoli ed il tessuto sociale delle aziende, valorizzando non solo l’innovazione, la creatività e la produzione, ma anche le filiere nazionali, i territori e l’ambiente in cui l’impresa vive.
“La partecipazione non è semplicemente uno strumento, ma la frontiera del lavoro del futuro. Per tale ragione ha detto – in proposito Capone – la proposta di legge elaborata da numerosi membri dell’Istituto Stato e Partecipazione, la maggior parte dei quali esponenti dell’Ugl, è un ottimo viatico per costruire un percorso che supera il conflitto fra capitale e lavoro e che contribuirà certamente rendere più giusto e più produttivo la quotidianità e il futuro dei lavoratori di questa Nazione”.
La grande novità è che su questa linea il Sindacalismo nazionale non è più isolato. Dopo avere posto l’accento, in sede di relazione introduttiva al XIX Congresso Confederale (maggio 2022), sulla necessità di costruire un nuovo modello di relazioni sociali, attraverso la realizzazione della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, come previsto dal dettato costituzionale, il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha lanciato una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione, subito salutata con soddisfazione dal Comitato Tecnico Scientifico dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), presieduto da Riccardo Pedrizzi.
“Poiché – ha scritto lo stesso Pedrizzi – è ormai unitamente riconosciuto che la risorsa umana è il bene più importante per l’impresa e che l’uomo deve essere al centro della nuova economia, la partecipazione, mai come ora, può diventare fattore di rafforzamento della coesione sociale, della competitività e, soprattutto, di benessere per i lavoratori. Oggi il tema è tornato al centro del dibattito culturale e politico a seguito delle notizie riguardanti la posizione del nostro Paese nelle graduatorie dei redditi dei lavoratori dipendenti. Il Comitato Tecnico Scientifico dell’Ucid ha da sempre, fin dalla sua nascita, sostenuto la necessità di rendere finalmente operativa la normativa di cui all’articolo 46 della nostra carta costituzionale, cosi come sono state sempre proposte dalla dottrina sociale della Chiesa.
E questo anche e soprattutto per la realizzazione di una compiuta democrazia economica. La legittimazione democratica infatti scaturisce dalla condivisione delle responsabilità, che eleva il ruolo delle parti sociali dalla storica contrapposizione della lotta di classe ad un’alleanza per la crescita del ‘Sistema Paese’”.
Sul fronte imprenditoriale esplicita anche la posizione del Ceo del Gruppo Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che ha espresso recentemente l’idea di rendere possibile la partecipazione agli utili da parte dei lavoratori come ulteriore forma di retribuzione.
Dall’Ugl alla Cisl, all’Ucid, al Gruppo Intesa Sanpaolo: si tratta di importanti tasselli che vengono a comporre un vero e proprio “fronte partecipativo”, che rompe consolidati schematismi sociali e vecchie rendite di posizione, richiamando i lavoratori, il mondo imprenditoriali e la politica a nuove responsabilità.
Non è un passaggio di poco conto. In discussione, una volta affermata l’idea partecipativa, sembrano esserci le ragioni stesse di un’unità sindacale vecchia di cinquant’anni e più, costruita su motivazioni ideologiche tramontate ed in un contesto socio-economico completamente trasformato.
Come verrà presa da Cgil e Uil l’idea della Cisl? Le imprese sono pronte alla “svolta”? L’iniziativa “dal basso”, voluta da Sbarra, sarà veramente il primo passo per l’auspicata applicazione dell’art. 46 della Costituzione? La sintonia con l’Ugl come va letta? E la proposta di legge dell’Istituto Stato e Partecipazione, condivida dall’Ugl, troverà voce in Parlamento? Il mondo della politica è pronto a fare, soprattutto sul versante del centrodestra, la sua parte?
Di una nuova “presa di coscienza” (da parte della cultura, delle forze politiche e dei mass media) c’è bisogno per arrivare finalmente a realizzare l’auspicata integrazione sociale. Ed anche di un pieno riconoscimento nei confronti di quanti verso la grande sfida partecipativa hanno sempre guardato e per essa si sono impegnati. A cominciare dal Sindacalismo Nazionale, prima con la Cisnal ed oggi con l’Ugl. Sbarra avrà il coraggio di lavorare per un fronte ampio, costruito intorno all’idea della cogestione? Ed ancora, Fratelli d’Italia, la Lega e Forza Italia sapranno fare la loro parte?
L’importanza della sfida non permette divisioni e discriminazioni. Soprattutto esclude doppiogiochismi. Il tempo delle “battaglie di bandiera” è finito. Ora si tratta si trasformare le idee in azioni.
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