ETICA, MODERNITÀ E PARTECIPAZIONE OLTRE IL LIBERISMO. IDEE PER UNA DESTRA LABURISTA

ETICA, MODERNITÀ E PARTECIPAZIONE OLTRE IL LIBERISMO. IDEE PER UNA DESTRA LABURISTA

Di Francesco Carlesi

«Le riforme proposte dal cosiddetto arco costituzionale, che va dai comunisti ai democristiani e ai liberali, sono in realtà rivolte all’efficienza conservatrice del presente; quindi un atteggiamento ben diverso da quello radicalmente innovatore dei portatori delle istanze corporative dei missini. I quali, portando nel partito anche la dizione Destra Nazionale, si preoccupano di precisare che si tratta di destra politica, non economica, di destra dinamica di ordine sociale e non di cristallizzazione dei privilegi; di destra che persegue l’ordine morale e giuridico, non come difesa di rendite improduttive ma come azione etica, certezza del diritto, e recupero del senso dello Stato e della Nazione. (…) Potrebbe essere utile una definizione del tipo destra politica e sinistra sociale intendendo con l’uno l’ordine nella libertà e con l’altra la partecipazione nella giustizia». Questa citazione datata 1987 di Gaetano Rasi mi è subito balzata in mente una volta terminato il libro Idee per una destra laburista (Edizioni sindacali, 2024, 106 pp., 15 euro) di Mario Bozzi Sentieri, instancabile scrittore che vanta al suo attivo una lunghissima serie di articoli e libri che spaziano dai temi storici a quelli economici e sociali, rappresentando uno dei massimi punti di rifermento odierni sui temi della terza via e della partecipazione.

Nel suo agile e denso volume ritornano tanti dei temi sollevati da Rasi: il dinamismo di ordine sociale; l’etica; il recupero dello Stato (fortissimo in entrambi il riferimento al Gentile dell’«umanesimo del lavoro»), della Nazione e la partecipazione. Parole che suonano sempre più attuali nell’epoca della fluidità a tutti i livelli, morale, sessuale e lavorativo. Di fronte alle derive del politicamente corretto, che rischiano molto spesso di ingabbiare anche l’attuale destra politica, Bozzi Sentieri si muove “in direzione ostinata e contraria”: «C’è ancora bisogno di un’idea di Patria coniugata con una visione non demagogica di giustizia sociale, con una ritrovata dignità popolare, che sia fatta di tradizioni ma anche di aspettative condivise» (p. 11). Un invito alla destra molto chiaro: al fianco del richiamo identitario bisogna valorizzare la sfera “laburista”, scompaginando i vecchi schemi e valorizzando il lavoro inteso in senso profondamente sociale e comunitario. Si tratta del bene comune della tradizione medievale, della classicità greca e di San Tommaso che torna d’attualità nell’epoca dell’individualismo e del “mercato senza regole”. Si tratta, ancora, della valorizzazione dei corpi intermedi (famiglia in primis) e della sfera associativa, come insegnava Mazzini, contro quella “disintermediazione” figlia del 1789 e oggi arrivata alle estreme conseguenze con la rottura di «vecchi vincoli, appartenenze tradizionali,legami sociali nel segno del neo-individualismo sradicato e sradicante». L’autore sottolinea come «nel momento in cui l’individuo non è il risultato di un semplice processo di “auto liberazione”, ma è anche il segno di cultura, tradizioni, di Storia, occorre mettere in relazione l’esistenza individuale con quella collettiva» (p. 44) e invita ad immaginare nuove strade di partecipazione, inclusione sociale, collaborazione e mobilitazione. Strade che possono e devono portare al coinvolgimento organico del lavoro e delle “formazioni sociali” (menzionate nell’art. 2 della Costituzione) nella sfera politica, rinnovando un sistema di rappresentanza “partitocratico” e in crisi, come sognarono tanti autorevoli pensatori a cominciare da Costantino Mortati (si veda La persona, lo Stato, le Comunità intermedie, Rai, 1959).

L’idea portante del saggio di Bozzi Sentieri è che «se non c’è un legame, un legame collettivo, se non c’è un vincolo più profondo, fatto di cultura vissuta, di un destino comune, di segni (oltre che di leggi), di passioni (oltre che di regole), i rapporti si depauperizzano. E allora non c’è più una Storia da costruire» (p. 46).  Parole di importanza straordinaria, perché proprio perdendo il senso comunitario l’Europa e l’Italia stanno sempre più tragicamente smarrendo il “senso della Storia” e il proprio ruolo internazionale, attori passivi a causa di eccesso di economicismo. E le conseguenze rischiano di essere esiziali perché, come ha scritto Dario Fabbri nel suo recente Geopolitica Umana, «l’economia è persuasa dall’idea che bisogni e interessi regolino l’agire umano. Non sa decifrare le azioni volutamente contrarie al perseguimento dell’utile materiale, non sa afferrare il valore dell’identità, del sentimento e della gloria (categorie che accendono il movimento delle Nazioni)». Proprio alla Nazione Bozzi Sentieri dedica diverse pagine, rifacendosi a una ricca bibliografia che annovera Ploncard d’Assac e Renan tra gli altri, sottolineando la necessità di una sfida che miri a «dare alla classe imprenditoriale ed ai lavoratori una nuova “coscienza nazionale”, che riconosca il valore politico delle scelte economiche e che rispetto a tale valore di fondo sappia e voglia assumersi le rispettive responsabilità» (p. 69).

Responsabilità che fa rima con partecipazione, l’articolo 46 della nostra Costituzione oggi al centro del dibattito e che fu bandiera storica della «destra sociale», della Cisnal, dell’Istituto Studi Corporativi e del Msi, quando Confindustria e altri sindacati remavano in direzione totalmente differente. Nel dibattito politico che si aprirà in merito proprio questi giorni, l’Unione Generale del Lavoro e il suo segretario Capone avranno l’onore e l’onore di raccogliere questa lunga storia e portare le sue proposte, frutto in buona parte della collaborazione con il Gruppo di Studio dell’Istituto Stato e Partecipazione guidato da Maurizio Castro. Partecipazione che deve essere intesa quale strumento principale di coinvolgimento maturo di tutti i protagonisti dell’impresa, fattore di crescita collettiva e “arma” per cavalcare le innovazione e “governare” i cambiamenti, suggerisce l’autore, in quanto «la modernità non deve essere subita, ma va compresa e coniugata con le visioni più ampie del bene comune, dell’etica, della giustizia sociale» (p. 90). Temi che lo scrittore aveva già toccato in maniera lucida e brillante nel volume La Rivoluzione 4.0 (Eclettica, 2022).

Bozzi Sentieri, muovendosi tra citazioni e richiami di pensatori come Gramsci, Oriani, Sorel, De Benoist  e Molnar, sintetizza così gli obiettivi di una “destra laburista” che guardi al futuro: «Al primo livello, quello politico, c’è la necessità di ritrovare il senso della sovranità, esautorata dal profitto globalizzato. Al secondo quello di introdurre nella vita economica i valori etici. Al fondo l’idea della “funzione sociale” della proprietà e del ruolo del lavoratore» (p. 102). Dare forma concreta al nuovo lessico delle imprese fatto di solidarietà e inclusione, intese spesso solamente in maniera “cosmetica” e strumentale, le quali possono avere un senso autentico solo se legate a identità e radici. Dare forma alle “transizioni” che rischiano di generare una nuova “società della sorveglianza” (descritta da Guillaume Travers) e ulteriori atomizzazioni dei singoli e dei lavoratori, di fronte a cui è necessario forgiare nuovi “patti tra produttori”, la parola magica che animò il sindacalismo rivoluzionario del  primo ‘900, immettendo un «sistema di valori in circolo nel corpo vivo società». Sistema di valori forti e radicati, di doveri e valori lontani dal liberismo, «né moderati, né conservatori» ma profondamente sociali.

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