Etica e tecnologia intermedia nel pensiero di Ernst F. Schumacher
Di Alberto Gava
L’ avanzamento tecnologico è uno dei grandi temi che ancora oggi sono molto dibattuti con varie opinioni in merito; Ernst F. Schumacher, famoso economista tedesco, tra le sue opere più famoso Piccolo è bello, lo affronta sempre affidandosi alla medietà tipica di un pensatore con una forte impronta aristotelico-tomista. L’autore ci spiega come la ricerca scientifica e l’avanzamento tecnologico devono continuare, ma bisogna modificare la direzione della ricerca scientifica. Questa non può mettere a repentaglio la vita dell’uomo, ma deve invece mirare a mantenerla valorizzarla.
Vediamo quindi come l’economista tedesco sia favorevole a un progresso tecnologico, che dev’essere però subordinato all’etica. Senza etica non si può più parlare di vero progresso tecnologico, perché diventa un processo incontrollabile che può far regredire invece che avanzare la società umana.
Infatti, come sostiene lo stesso Schumacher la crescita economica non può essere una trasgressione contro l’uomo, altrimenti significherebbe condurre i propri affari senza prendere in considerazione che l’uomo esiste.[1]
L’autore qui ci vuole spiegare come la tecnologia e le macchine, rispetto al mondo naturale, non hanno un principio di autolimitazione, e di conseguenza la tecnologia non ha la virtù di essere auto-equilibrata, auto-adattiva e auto-purificante.
Per questo c’è bisogno di pensare a una tecnologia più umana secondo Schumacher. Le macchine sono state inventate per facilitare l’uomo e migliorare quindi la sua vita, ma come osserva l’economista tedesco, la quantità di tempo libero di cui gode una data società tende a essere inversamente proporzionale alla quantità di macchine sostitutive del lavoro umano che essa impiega.
C’è bisogno di ripensare al nostro modello di sviluppo tecnologico e per fare questo bisogna ripensare a quale posto riservare alla macchina.
Come ebbe a dire in una delle sue opere più famose, Chesterton aveva dato con la seguente metafora una posizione molto realistica che deve avere la macchina all’interno della società:
“Il modo migliore e più rapido per farlo è dire che la macchina non deve più essere un gigante al cospetto del quale l’uomo è un pigmeo, ma che dobbiamo invece invertire le proporzioni finché l’uomo diventerà un gigante per il quale la macchina è un giocattolo.”[2]
Quindi la posizione delle macchine all’interno della società deve essere secondaria, dal momento che mettendo le macchine al posto dei lavoratori, Schumacher individua la scomparsa del lavoro veramente produttivo per l’uomo, cioè quello utile e creativo fatto con le proprie mani, cervello e con tempistiche personali, cioè al proprio ritmo. Per l’economista tedesco c’è il bisogno di costruire un nuovo stile di vita che sia prima di tutto in linea con i reali bisogni della natura umana, con la salute dell’uomo e il rispetto delle risorse nel mondo. Quindi il bisogno di una tecnologia che non alieni le persone, e l’economista tedesco vede questa umanizzazione della tecnologia in tutte quelle macchine che aumentano la produttività dell’uomo senza rendere superflue le mani e il cervello dell’uomo.
Questa tecnologia Schumacher la chiama tecnologia intermedia.
Per l’autore in questo modo si riesce a creare una tecnologia più democratica che sia disponibile a tutti e non solamente al percentile più ricco della popolazione.
Contro il gigantismo di oggi Schumacher ci ricorda che l’uomo è piccolo e per questo piccolo è bello. Il saggista tedesco ci invita a creare una tecnologia al servizio reale dell’uomo e non una tecnologia che metta in pericolo la sopravvivenza di esso, quindi subordinare la tecnologia all’etica.
L’autore passa a un’analisi economica dell’impatto della tecnologia intermedia. Schumacher considera l’urbanizzazione eccessiva creatrice delle due economie. Quella della metropoli e quella rurale. C’è bisogno di politiche economiche che vadano incontro soprattutto a chi vive nelle zone rurali, altrimenti la disoccupazione porta le persone a spingersi verso le città per cercare fortuna creando ulteriormente miseria. C’è quindi bisogno di un approccio decentrato allo sviluppo, che è possibile solo attraverso una tecnologia intermedia che sia accessibile ai più e che soprattutto che aumenti l’occupazione invece di apportare una sostituzione dell’uomo con la macchina.
Come riporta lo stesso Schumacher più grande è il paese, maggiore è la necessità di una struttura interna e di un approccio decentrato allo sviluppo: se questa esigenza è trascurata, non c’è speranza per il povero.
Secondo l’economista tedesco c’è quindi bisogno di una tecnologia intermedia che permetta l’alta intensità di lavoro e la produzione su piccola scala. La prima critica per chi vuole utilizzare la tecnologia intermedia è quella di rifiutare il meglio. Come fa notare l’autore, è ovvio che una persona disoccupata produce output zero, e per questo è fondamentale partire dal concetto di occupazione.
La seconda critica riguarda il fatto che il numero di persone con capacità imprenditoriali è limitato e statico.
La penuria di imprenditori Schumacher la ritiene dovuta proprio all’alta tecnologia, che è accessibile a pochi e che per questo porta ad avere sempre meno imprenditori.
Per un reale sviluppo attraverso la tecnologia intermedia l’economista tedesco individua quattro punti:
1. L’ economia dualistica, quindi della dicotomia tra città e zone rurali, persisterà nel futuro e l’attuale sistema non garantirà di assorbire il tutto
2. Il settore non moderno, se non saranno fatte politiche pubbliche a favore di esso, si continuerà a disintegrare con la disoccupazione e l’emigrazione di massa verso le aree metropolitane
3. I poveri possono essere assisti solo creando un sistema sui loro reali bisogni quindi basati su una tecnologia intermedia
4. Sono necessari programmi di attività a livello nazionale e sovranazionale per le tecnologie intermedie al fine di promuovere la piena occupazione
Quest’ultimo punto è particolarmente importante perché sottolinea come la piena occupazione sia l’obiettivo da raggiungere, perché un imprenditore che arriva a implementare tecnologie così avanzate da togliere i lavoratori, alla fine a chi vende i propri prodotti?
L’ autore però si interroga su come arrivare a questa piena occupazione. Non sicuramente attraverso elargizione di beni materiali, ma attraverso l’istruzione.
Per Schumacher il miglior aiuto che si possa dare è l’aiuto intellettuale, un dono di conoscenze utili: fornire cose materiali rende la gente dipendente, mentre il dono di conoscenze la rende libera.
[1] E.F. Schumacher, Buon lavoro, Red Edizioni, Milano, pag. 35a
[2] G.K. Chesterton, Il profilo della ragionevolezza, Edizioni Lindau, Torino, 2011, p. 166
Lascia un commento