Oltre il primo maggio. PIU’ ATTENZIONE PER  PARTECIPAZIONE, SICUREZZA E  RETRIBUZIONI

Oltre il primo maggio. PIU’ ATTENZIONE PER PARTECIPAZIONE, SICUREZZA E RETRIBUZIONI

di Mario Bozzi Sentieri

In occasione dello scorso 1° maggio, è stata presentata a Roma una Ricerca su popolazione e lavoratori, a cura dell’Istituto Piepoli per l’ Ugl, sul tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’adeguatezza della retribuzione.

Si tratta di argomenti che, per la loro centralità, vengono dati per scontati ed “acquisiti” presso la più vasta opinione pubblica. In realtà, visti i risultati dell’Indagine Piepoli-Ugl, molto pare che ci sia ancora da fare per allargare la consapevolezza rispetto a queste tematiche, facendone oggetto di un più ampio coinvolgimento presso i  soggetti direttamente interessati e non solo.

A partire da un tema – per noi cruciale – qual è la Partecipazione, in ragione della piena attuazione dell’art. 46 della Costituzione (“Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”). Impegnati, da decenni, sui crinali “partecipativi” abbiamo dato per scontato il coinvolgimento (o comunque la conoscenza) del mondo del lavoro e della più vasta opinione politica rispetto a questa cruciale tematica, fissata nell’articolo inattuato della Costituzione.  In realtà così non è.

Sondaggio alla mano questo articolo risulta molto poco conosciuto dall’opinione pubblica  – il 76% della popolazione italiana non lo ha mai sentito nominare – e anche dagli stessi lavoratori – il 38% di chi lavora lo conosce, il 62% no. Eppure, una volta spiegato, l’articolo risveglia l’interesse presso molti, lavoratori e non: il 75% della popolazione e il 77% dei lavoratori lo trova importante.

Si è di fatto raccontato che questo articolo stabilisce il diritto dei lavoratori alla partecipazione alla gestione delle imprese, attraverso lo scambio di informazioni aziendali, la governance con una parte dei rappresentanti dei lavoratori, gli utili dell’impresa, il possesso di azioni delle aziende quotate. Tuttavia, nonostante ciò, i lavoratori fanno fatica a realizzarne la piena applicabilità nel posto di lavoro: il 21% dei lavoratori sarebbe molto favorevole all’attuazione dell’articolo, il 27% contrario. Si prefigura poi una partenza in ‘punta di piedi’, iniziando dalla partecipazione a livello informativo (39%), poi  quella economica (25%), l’organizzativa (20%) e, da ultimo, la partecipazione finanziaria (16%).

L’articolo risulta perciò un concetto da spiegare bene, ma soprattutto da valorizzare nella sua portata pratica e da declinare nei suoi vantaggi concreti per il lavoratore: la percentuale dei favorevoli alla sua applicabilità passa, infatti, dal 21% del totale lavoratori al 35% tra chi lo conosce già, mentre quella dei riluttanti scende dal 27% all’8% tra i conoscitori.

Un altro tema indagato dalla ricerca Piepoli-Ugl, anche in questo caso in ottica di coinvolgimento e partecipazione, è stato quello della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Agli intervistati sono stati presentati dati ufficiali, pubblici e molto diretti, sul tema della sicurezza:  “in Italia la media degli infortuni sul lavoro è di un ferito al minuto, un morto ogni otto ore, in media, quindi, 3 morti al giorno sul luogo del lavoro”.

Ancora pochi sono pienamente consapevoli dei dati reali e della rilevanza drammatica degli infortuni sul lavoro, anche tra gli stessi lavoratori: il 61% della popolazione e il 49% dei lavoratori non era a conoscenza di questi dati.

A ben vedere, la potenza di questo fenomeno si scarica tutta sul livello di preoccupazione. Sensibilizzati sulla tematica, praticamente tutti dichiarano la propria apprensione rispetto al  tema: fortissima per più di un lavoratore su due (57%), forte per tutti gli altri. Un tema che, se compreso nella sua portata, coinvolge quindi in modo massivo e massiccio tutti gli individui.

La maggioranza dei lavoratori si sente, tuttavia, abbastanza confidente rispetto all’attenzione ai temi della sicurezza prestata nel luogo dove lavora: il 26% la ritiene positiva, il 57% abbastanza soddisfacente. Tuttavia, il 17% dei lavoratori esprime la propria sfiducia su questo aspetto e questa situazione raggiunge picchi molto più alti presso le categorie più coinvolte: il 55% degli operai, di fatto, valuta negativamente l’attenzione prestata dalla propria azienda ai temi della sicurezza sul lavoro.

Il problema  è talmente rilevante che la volontà di contribuire in modo positivo e attivo al miglioramento dello stato attuale delle condizioni della sicurezza sul lavoro è molto alta: un lavoratore su due (49%) dichiara che potrebbe certamente fare qualcosa in più/qualcosa di diverso per aumentare/migliorare lo status quo.

Ultima questione presa in esame  il salario. Per più di un lavoratore su due (il 58%) la retribuzione attuale è percepita inadeguata alla propria mansione / anzianità di servizio. La percezione negativa sale ulteriormente presso i lavoratori dipendenti: tocca il 65% degli impiegati, per arrivare al 75% tra gli operai.

Ancora più critica la percezione sull’andamento del potere d’acquisto degli ultimi anni: in questo caso, quasi il 70% degli individui accusa una perdita del proprio potere d’acquisto. La criticità si conferma presso i lavoratori dipendenti (76%) e soprattutto tra gli operai (87%).

La situazione pone i cittadini di fronte a delle rinunce. Prima di tutto si cominciano a sacrificare le spese accessorie, ancorché legittime: rinunciare a fare una vacanza è la prima scelta di chi accusa una riduzione del suo potere d’acquisto.  Poi si passa a rinunciare a comprare un’auto e, messi alle strette, anche a investire per i figli, comperare una casa, fino ad arrivare alla rinuncia di cose fondamentali come il diritto alla salute: il 15% rinuncia alle spese per visite mediche/cure sanitarie, dato che sale al 40% tra i pensionati andando ad intaccare una delle categorie di persone teoricamente più bisognosa di queste attività.

Il quadro, che esce dalla  Ricerca su popolazione e lavoratori,  a cura dell’Istituto Piepoli per l’ Ugl, offre importanti elementi di riflessione ed insieme invita ad una più marcata iniziativa informativa e formativa. Centrale appare il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese anche in rapporto alla sicurezza del lavoro e alla retribuzione. Tutto si lega, nella misura in sui i temi della sicurezza del lavoro appaiono strettamente connessi al coinvolgimento dei lavoratori nelle modalità produttive/organizzative delle aziende (e dunque – come richiesto dagli stessi lavoratori – nel coinvolgimento per migliorare lo stato delle condizioni di sicurezza). Discorso analogo per le questioni connesse alla retribuzione, rispetto alle quali  possono essere realisticamente sviluppate  organiche politiche  partecipative connesse alla ridistribuzione degli utili e all’estensione di benefit aziendali.

In sintesi: l’interesse  del personale risulta essere  un terreno fertile per favorire anche l’adozione di pratiche più sicure, investire sulla formazione e sull’addestramento dei lavoratori, valorizzare le best practice, ridistribuire gli utili. L’applicazione dell’art. 46 della Costituzione va vista  anche in questa prospettiva.  Oltre il superamento del  conflitto di classe e  nella collaborazione tra capitale e lavoro si può aprire veramente una nuova stagione per il mondo produttivo. Basta crederci ed impegnarsi di conseguenza, allargando l’informazione e quindi la consapevolezza. Le condizioni per ben riuscire ci sono tutte.

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