di Mario Bozzi Sentieri
Mai dare niente per scontato. Anche là dove, parliamo della Dottrina Sociale della Chiesa, secoli di “stratificazioni” teologiche ci hanno trasmesso un corpus dottrinario profondo ed articolato, in grado di fissare principi, insegnamenti e teorie rispetto ai problemi di natura sociale ed economica del mondo.
Fondamentale in questo costante lavorio dottrinario l’Enciclica Rerum Novarum (1891) emanata da Leone XIII, espressione di un complesso percorso intellettuale, che aveva coinvolto la cultura cattolica dell’epoca, alternativa al giacobinismo e alla rivoluzione liberal-borghese. Centrale in quel “progetto” il ricostruito ordine corporativo, inteso – per dirla con Giuseppe Toniolo, il maggiore esponente del pensiero cattolico sociale di fine Ottocento – non certo con finalità di mera restaurazione, ma quale strumento rappresentativo della società reale, dalla famiglia al Comune alle professioni.
Su questa strada i Pontefici succeduti a Leone XIII hanno continuato ad aggiornare gli insegnamenti sociali rimarcati dalla Rerum Novarum, offrendo ulteriori elementi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione. Questo almeno fino agli Anni Sessanta del Novecento, allorquando, dopo il Concilio, pare venuto meno il “ruolo pubblico” della Chiesa, nel segno di una nuova visione della laicità e della socialità cristiana, al punto che – come scriveva, su “La Civiltà Cattolica”, nel 1967, il gesuita Bartolomeo Sorge – si può parlare di “evoluzione” e di “superamento” della tradizionale dottrina sociale, in ragione del fatto – notava lo stesso Sorge – che “la società pluralistica dei nostri giorni ne rende anacronistica e superflua l’attuazione”.
Il trascorrere del tempo ed il graduale discostarsi, da parte della stessa Chiesa Cattolica, da questa ricca tradizione dottrinaria, rende “obbligatoria” – ci si passi il termine perentorio – una riconsiderazione organica della natura, dei fondamenti e dei fini della Dottrina Sociale, in ragione di un impegno diretto, nella società, del mondo cattolico. Per fare ciò occorre partire dall’abc della stessa Dottrina Sociale. E’ quanto si è impegnato a realizzare Stefano Fontana, saggista e pubblicista, direttore dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, con il suo recente libro La Dottrina politica cattolica. Il quadro completo passo dopo passo (Fede & Cultura, pagg. 254, Euro 16,00)
L’idea di Fontana è di rispondere alla “crisi di consapevolezza” di larghi settori della Chiesa, in forma sistematica e innovativa, attraverso un vero e proprio manuale orientativo, fatto di brevi domande e risposte, sul modello del Catechismo di San Pio X.
Si spazia così dalla natura e dai fini della Dottrina Sociale (vista quale “annuncio di Cristo nelle realtà temporali da parte della Chiesa come soggetto unitario e organico e da parte di ognuna delle sue componenti secondo i propri carismi”) alla definizione della “legge naturale”; viene declinata legge civile e legge morale (“il relativismo morale conduce al nichilismo e alla distruzione di ogni significato per le azioni sociali”); si recupera il concetto di “bene comune”, in quanto fine della vita comunitaria; viene affermata la precedenza dei doveri sui diritti; viene dato spazio al “principio di sussidiarietà”, nella misura in cui “una società di ordine superiore non deve sostituirsi a una società di ordine inferiore, e svolgere le mansioni che spettano a quest’ultima per natura e secondo l’ordine sociale, se non per temporaneo spirito di supplenza, ma deve piuttosto aiutarla a dare da sé”.
Non mancano ovviamente utili puntualizzazioni in tema di proprietà privata (con richiami alle recenti tendenze dello sharing globalista), sulla politica (ispirata dalla ragione pratica secondo le categorie del bene e del male applicate alla vita della comunità), sul rapporto tra Patria e Stato, sulla libertà educativa, sul significato del lavoro , “chiave della questione sociale”. Ed ancora in materia di “agire economico” e di “democrazia economica”.
Una grande messe di argomenti e di richiami – come si vede – connessi organicamente attraverso una visione comunitaristica e partecipativa, in linea con gli storici richiami della Rerum Novarum, aggiornati rispetto alle più recenti trasformazioni del sistema produttivistico e alle cogenti emergenze etiche.
Al fondo dell’opera di Fontana la consapevolezza di “ricucire” finalmente i complessi percorsi dottrinari della Chiesa, attraverso un’analisi sistematica delle grandi questioni economico-sociali sul tappeto, “lette” sulla base di saldi punti di riferimento.
Brevi domande e risposte immediate, ma non superficiali, che accompagnano il lettore alla “riscoperta” di coerenti orientamenti valoriali, nel corso dei decenni smarriti o confusi proprio in ambito cattolico, là dove avrebbero dovuto essere coltivati e fatti oggetto di una costante opera di lettura/attualizzazione. Un’ opera particolarmente importante oggi, allorché, in una fase di profonde trasformazioni economiche e sociali, si sente la mancanza di organiche indicazioni costruttive, che riescano a ridare nuova consapevolezza alla cosiddetta “società civile”; che sappiano declinare, sul piano degli istituti rappresentativi (a livello di azienda e di sistema Paese), il richiamo a principi extraeconomici; che indichino realistici meccanismi ridistributivi; che ridiano centralità ai corpi sociali, sfibrati da una sistematica opera di disintermediazione.
In questa prospettiva il libro di Fontana svolge una funzione essenziale, valorizzando sinteticamente i ricchi filoni di una cultura spesso dimenticata, sollecitando, però, il lettore ad ulteriori approfondimenti. Nell’anno in cui ricorrono i 120 anni dalla morte di Leone XIII, un’occasione importante per ricucire i legami con una grande tradizione spirituale e dottrinaria in grado di parlare al di là dei confini della Chiesa Cattolica. Invitando a porre questioni di merito e a dare risposte “di valore”. Una rarità di questi tempi.
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