Come a Primosole – Quali sintesi può ricordarci la piccola Siria?

Come a Primosole – Quali sintesi può ricordarci la piccola Siria?

di Andrea Scaraglino

L’appena trascorso decennale dell’inizio delle ostilità siriane avrebbe molto da far riflettere al mondo occidentale, Italia in primis. Coraggio, sacrificio, abnegazione e sottomissione degli interessi di parte d’innanzi a quelli nazionali sono proprio quelle caratteristiche che mancandoci ci riducono “disponibili” a interessi altrui. La politica, prima colpevole della sua stessa sottomissione alla finanza, riuscirà a tornare al suo ruolo di guida della società, interrompendo l’atomizzazione degli individui?

Il doppiopesismo, una delle più grandi sventure del nostro tempo, è un fenomeno ben noto alla politica occidentale, soprattutto a quella di matrice progressista. Lo strumento preferito dalle ideologie, dai partiti e dai centri di potere di questa specifica risma. Una conventicola che propugna, oramai da decenni, una visione dell’uomo completamente prona a concezioni materialistiche, neganti la sua ineluttabile forma spirituale e ciò che scaturisce da quest’ultima. La visione comunitaria della società, l’appartenenza ad un determinato gruppo etnico e conseguente insieme di valori e tradizioni, il senso dell’onore da mantenere davanti uno stuolo di tuoi pari, i diritti e i doveri della classica società occidentale sono stati sacrificati in cambio del primato dell’io. Un io sterile, solo e errabondo che per continuare la sua peregrinazione, senza il rischio di collassare sotto il peso della sua inconsistenza, deve mentire sistematicamente, a se stesso e a chi lo circonda.

E’ un sistema perverso che dal singolo individuo pervade l’intera società. La menzogna, lo stravolgimento della realtà, l’asservimento dei fatti al fine ultimo della negazione del diverso, culturalmente parlando si intende, sono i normali strumenti di questo virus che ci vuole tutti piegati al suo volere. Un virus che ha tanti nomi: progressismo, liberalismo, riformismo ma un fine solo: la creazione dell’uomo “tascabile”. Un individuo con sentimenti sempre più semplici, che appaga le proprie aspirazioni nella materia, che è felice nel prevaricare per affermare se stesso. Un essere che di umano ha ben poco e che risulta congeniale all’appiattimento delle società sulle basi fin qui descritte. Qualunque ostacolo si frapponga tra il virus e il nucleo della cellula deve essere distrutto, come pensare di poter continuare a vendere il terzo cellulare allo stesso individuo se ancora esistono esempi di una vita reale, non artefatta, non infettata?

Ecco quindi la distruzione della ruralità, la sostituzione del complesso valoriale di riferimento con miti materiali, la demonizzazione di ogni tentativo di resistenza. Pian piano il virus si è diffuso, l’occidente è oramai da tempo infettato e come un untore cerca di esportare la sua malattia. Passando ad un livello più alto di quello del nostro personale possiamo, infatti, osservare lo stesso meccanismo. Esistono stati, società, ideologie o filosofie che si frappongono tra il virus e il raggiungimento del suo scopo? Occorre distruggerle. Non si può correre il rischio che l’uomo si riconosca in qualcosa di diverso da quello che è obbligato ad essere.

Sembra fantascienza ma fermatevi a considerare certi fatti. Dal 2001 l’occidente materialista è in guerra con il mondo islamico, non secolarizzato e culturalmente ancora autonomo. Per colpire la parte più viva di questo mondo si è usato un casus belli ordito da mussulmani compiacenti e che nulla avevano a che fare con l’Iraq di Saddam ad esempio. Eppure fu l’Iraq a pagarne le conseguenze, ci convinsero che quella nazione era pericolosa per la nostra sicurezza e, fatto ancor più grave, che la popolazione irachena anelava al nostro stile di vita, che le bombe usate per liberarla altro non erano che un minimo effetto collaterale. Niente di tutto questo era vero, l’Iraq era una nazione prostrata da dieci anni di sanzioni democratiche e non aveva nessuna arma chimica da utilizzare contro di noi, la sua popolazione è stata talmente disgustata dalla presenza occidentale che, in base a differenti livelli di consapevolezza dei singoli individui, ha preso a combatterla in ogni modo possibile. Non è forse questo l’esempio principe delle menzogne di cui sopra?

La Libia socialista assicurava la casa di proprietà a tutto il suo popolo, emetteva moneta non a debito? Intollerabile. Fomentiamo una ribellione e rovesciamo il legittimo presidente, senza dimenticarci di farlo sopprimere per strada come un cane. La Siria di Assad non ci permette la costruzione di un gasdotto che possa estromettere la Russia dal mercato energetico europeo? Paghiamo una guerra per procura affinché il regime Bathista cada. Assad resiste, quasi si permette di vincere? Accusiamolo di gasare il suo stesso popolo e spingiamo la comunità internazionale ad intervenire. Poco importa se non esiste nessuna prova di quello che andiamo dicendo, nessuno ci può smentire. Si potrebbe continuare all’infinito, gli esempi dell’infezione sono tutti intorno a noi, ci circondano e purtroppo ne siamo fin troppo pervasi. Ora, scoccata l’ora più buia dell’occidente, con un altro tipo di virus a smembrare le nostre coscienze, celebriamo l’appena trascorso decennale dall’inizio delle ostilità siriane.

Celebriamo il martirio di un popolo che ha dimostrato cosa voglia dire esserlo, celebriamo la capacità di sintesi delle sue differenze interne che da possibile debolezza si è mutata in granitica forza di volontà, celebriamo la Siria e il suo totalitarismo confessionale, sociale e politico. Un esempio di tutto ciò lo partorì la nazione italiana grazie all’idealismo di inizio ‘900, possibile che neanche davanti un ripasso come quello siriano siamo in grado di ripetere la lezione che noi stessi abbiamo preparato decenni fa?

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