COVID, CAMPANIA E QUALCHE DOMANDA SULLE “CHIUSURE”

COVID, CAMPANIA E QUALCHE DOMANDA SULLE “CHIUSURE”

Di Carmine Ippolito

Com’è possibile che l’Argentina, dopo 31 (trentuno) settimane (215 giorni) di lockdown, è il Paese dove il Virus di Wuhan ha colpito di più? E’ il paese che, in materia di pandemia, ha conseguito al contempo tutti i primati: tempo di lockdown, numero di contagiati e numero di vittime se raffrontati alla popolazione residente.  Su 45 milioni di abitanti i contagiati sono 1 milione, da un mese si registrano ancora: a) 10.000 nuovi casi al giorno; b) 400 decessi giorno. Causa lockdown, però, la povertà galoppa, il 41% degli argentini (18 milioni) è sotto la soglia di povertà. Nelle periferie urbane sei bambini su dieci non si alimentano più correttamente. Non è che il rimedio è peggiore del male? In Italia ci volevano gli “espertoni” per stabilire che, in caso di circolazione del virus parainfluenzale, occorre lavarsi le mani, indossare le mascherine e mantenere le distanze? Oppure dai tecnici c’era da aspettarsi altro che i seggioloni con le rotelle nelle scuole? Magari, se non il vaccino, la scoperta di farmaci, terapie e cure più efficaci. Ci volevano gli “espertoni” per decidere un secondo confinamento, ed un terzo, ed un quarto fino alla scoperta ed alla lenta commercializzazione del miracoloso vaccino che, probabilmente, servirà a rimpinguare solo le casse del magnate filantropo Bill Gates? Perché, ad Arzano, il deposito Amazon – affollato di magazzinieri sottopagati – è regolarmente attivo e gli esercizi di prossimità devono stare chiusi? Morire di fame, inedia, disperazione, depressione è meglio che morire di Covid?

In Campania, prima del coprifuoco e dell’annunziato lockdown, su indicazione della Regione, sono stati sospesi ricoveri e prestazioni ambulatoriali specialistiche “giudicate” non  indifferibili, stante la carenza di posti letto  di personale ospedaliero disponibile nei reparti Covid e nelle terapie intensive.  Prima delle visite specialistiche, come si valutano non indifferibili accertamenti e visite a degenti che manifestano sintomi eventualmente premonitori di patologie certamente più letali del Covid? Ippocrate condividerebbe la scelta delle ASL campane di riservare tutte le cure e la prevenzione ai malati di Covid, negando le medesime opportunità agli afflitti da altre affezioni degenerative? Il confinamento perpetuo dei sani rinforza il loro sistema immunitario e lo aiuta a combattere il virus? Anche questo lo affermano gli esperti? Il Covid, sul piano statistico, è letale nei confronti di tutti o solo di soggetti a rischio? I positivi sono sani, come tutti i portatori “sani”? Ed allora se le restrizioni sono adottate a tutela del primario bene della salute perché non disporle unicamente nei confronti dei soggetti veramente a rischio? Questi ultimi, in larghissima percentuale, sono già anziani, pensionati e, quindi, prudenzialmente già volontariamente autoconfinati in casa. La riduzione all’essenziale della questione è la seguente: con il coprifuoco ed il lockdown si intende garantire il diritto alla salute o fare un uso politico di un virus che c’è ma non è la peste nera, con l’obiettivo di instaurare il regime più repressivo mai conosciuto dalla storia dell’uomo? Ed infine, la mancanza di posti letto e personale sanitario è, o non è, il frutto di tagli alla sanità praticati dallo “sceriffo” De Luca e dai medesimi esponenti dei partiti oggi al governo della nazione? La mancanza di posti letto e di reparti attrezzati, dopo ben otto mesi di proclamato stato emergenza, per quale recondita ragione dovrebbe giustificare la radicale soppressione dei diritti e libertà fondamentali al pari della salute? Le carenze del sistema sanitario non avrebbero imposto il tempestivo rafforzamento del sistema sanitario, visto che la cd seconda ondata era ampiamente prevista? Se sono, allo stato ravvisabili colpevoli inerzie e decisioni politiche nefaste, chi ritenete debba pagare? Le macerie, determinate dalle scelte degli stessi uomini oggi al governo, devono penalizzare i giovani e le categorie economicamente non protette (partire iva, imprese e lavoratori autonomi) ipotecandone definitivamente le prospettive di già difficile ripresa? A quali criteri di equità è ispirata la scelta stando alla quale, nel frattempo, gli stipendiati, stando alle decisioni governo, nel 75% per cento delle unità disponibili nei pubblici uffici, dovrebbero praticare la nuova forma di parassitismo sociale denominata, stando alla frode perdurante del linguaggio politicamente corretto, smartworking? Domanda tecnica finale: un lockdown, a stipendio azzerato per tutti,  troverebbe i lautamente, e meno lautamente, stipendiati d’accordo?

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