ESISTE UN GIUDICE A MADRID!

ESISTE UN GIUDICE A MADRID!

Finalmente una magistratura batte un colpo. Il Tribunale superiore di giustizia di Madrid ha annullato il nuovo lockdown imposto dal governo centrale nella regione della capitale spagnola. Il Tribunale madrileno ha riconosciuto che l’esecutivo, senza la pronunzia del Parlamento, è un organo privo di competenze per imporre restrizioni che colpiscono indiscriminatamente tutti i diritti fondamentali dei singoli.

Esiste un giudice a Berlino è un’espressione utilizzata per esprimere la speranza in una giustizia imparziale in cui deve sempre poter sperare l’uomo comune. La frase è tratta dal libro Federico il Grande re di Prussia, scritto nel 1880 da un politico italiano, Enrico Broglio. L’autore intese narrare la vicenda del Mugnaio Arnold impegnato in una controversia processuale che lo vedeva soccombente alle pretese di un nobile che aveva deviato i canali di irrigazione mediante i quali il mugnaio alimentava il funzionamento delle macine del suo mulino. I Tribunali locali, corrotti, rigettavano le pretese del mugnaio, il quale decise di ricorrere al giudizio di Federico il Grande, rimettendo la decisione, sulla controversia locale, al supremo giudice di Prussia che si trovava a Berlino.

In Italia, invece, incontrastata, perdura la lunga notte dello stato di diritto. Il Presidente del Consiglio, ed i governatori di alcune regioni, mediante semplici atti amministrativi ( DPCM e ordinanze) ostinatamente perseverano nel sospendere ogni diritto fondamentale

In Italia, invece, è stato nuovamente prorogato lo stato di emergenza – ossia il conferimento dei pieni poteri al Governo e il sostanziale esautoramento del Parlamento – sebbene, ad oggi, la gestione sanitaria degli infermi per Covid sia sotto controllo nelle strutture ospedaliere.

Vero è che gli ammalati di polmonite bilaterale da corona virus – ossia quelli che ne manifestano sintomi e involuzioni all’apparato polmonare –  sono attualmente in numero tale da non pregiudicare affatto i limiti di capienza ospedaliera dei reparti covid e delle terapie intensive.  E tanto nonostante le strutture ospedaliere siano state, negli ultimi anni, decimate dai tagli alla sanità orgogliosamente praticati dagli stessi partiti e governatori che adesso, in trance pandemico, proclamano la salute quale diritto prevalente la cui tutela impone la soccombenza ed il sacrificio di ogni altro diritto o prerogativa confliggente.

Senza  i rastrellamenti di cittadini sani per sottoporli a tamponi a strascico, risulterebbe priva di qualsiasi base giustificativa la proroga dello stato di emergenza ed il conseguente status dell’avvocato Conte da Volturara Appula che si proclama plenipotenziario a tempo indeterminato.

Alimentando allarmismo sul numero di contagi si tenta di giustificare il ricorso ad atti di imperio con i quali si persevera nell’applicazione di radicali limitazioni all’esercizio dei diritti costituzionali ed allo svolgimento di attività lavorative essenziali alla tenuta del sistema socio economico. Senza considerare che, non solo il Covid, ma anche lo stato di irreversibile crisi delle imprese e la disoccupazione rappresentano un’emergenza reale che, a sua volta, dilaga con la medesima capacità di diffusione del contagio.

Si trascura di valutare, però, che a tali esiti si perviene mediante la sistematica perpetrazione di condotte non solo illegittime, sotto il profilo procedurale, ma anche criminali sul piano sostanziale. Il fatto è che circolari ministeriali hanno imposto agli operatori sanitari di classificare come deceduti per Covid anche pazienti invece morti di infarto, per il solo fatto che questi ultimi erano risultati positivi al Covid. I maggiori contributi elargiti alle aziende ospedaliere per i degenti ricoverati con diagnosi di positività al Corona virus hanno fatto il resto, incentivando questa ignominiosa pratica. Le certificazioni, in tal modo predisposte, costituiscono atti pubblici dal contenuto ideologicamente falso, penalmente sanzionabili ai sensi degli artt. 48, 476, 479 del codice penale.

E’ giunta l’ora che si prenda atto non solo dell’uso politico che viene fatto della pandemia ma anche che il corona virus, per molti, è un grande business.

Significativo è che molte regioni hanno sospeso, nel frattempo, per raggiunti limiti dei relativi stanziamenti di bilancio, l’erogazione di tutte le altre prestazioni sanitarie essenziali. Per i tamponi a tappeto le aziende sanitarie si profondono, invece, senza limite di spesa e di bilancio. Come è che, quando si tratta di altre prestazioni sanitarie, che non riguardino la ricerca dei positivi al corona virus, il diritto alla salute diventa, d’un tratto soccombente, rispetto al pareggio di bilancio? E’ così che, in Italia, la realtà viene spregiudicatamente capovolta: il numero elevato di positivi al virus, risultando del tutto asintomatico in percentuali superiori al 95%, costituisce un dato positivo, e giammai nefasto, rivelando che la popolazione residente si va immunizzando al Covid 19. E dovrebbe ispirare un’iniezione di fiducia, piuttosto che procurare paura e allarme, la circostanza che– differentemente a quanto accaduto nelle fasi iniziali del contagio-  i sofferenti che lamentano una involuzione infausta del morbo vengano sottoposti a cure e terapie che anch’esse, in grandissima percentuale, si rivelano efficaci, oltre che poco costose per il sistema sanitario.

Eppure alla pervicace opera di sovvertimento della verità, oltre che dell’ordine costituzionale, ed alla perdurante illegittima compressione delle limitazioni dei diritti fondamentali – fondate su mendacio e, quindi, sul falso in atto pubblico – la magistratura italiana – orfana dell’alto padrinato del dott. Palmera –  assiste più che letargica, catatonica. Eppure, come sempre, il re è lì, completamente nudo. Ed esiste ancora un giudice a Madrid.

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