LE NUOVE GUERRE COMMERCIALI E L’ITALIA PENALIZZATA NEL MONDO DELLE SANZIONI

LE NUOVE GUERRE COMMERCIALI E L’ITALIA PENALIZZATA NEL MONDO DELLE SANZIONI

Di Raimondo Fabbri

E’ stato presentato il 15 ottobre nella Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, il terzo rapporto di AWOS (A World of Sanctions), think tank dedito a costruire una piattaforma integrata di relazioni, ricerca e analisi riguardante la crescente rilevanza delle sanzioni economiche e finanziarie. Il volume nato da questo ultimo rapporto e pubblicato dalla Rubbettino con il titolo di Geopolitica e commercio estero, presenta una serie di analisi e contributi di esperti sui più recenti sviluppi ed i possibili scenari evolutivi del rischio geopolitico, i regimi sanzionatori e gli export control.

Come ha ricordato Zeno Poggi, curatore del report con Paolo Quercia, se in una prima fase le sanzioni rappresentavano un mezzo per alimentare il processo di globalizzazione, attraverso la diffusione dei valori delle democrazie occidentali come alternativa al conflitto bellico per far rispettare una serie di diritti, negli ultimi anni si è invece assistito ad una nuova fase dello sviluppo delle sanzioni, che sta invece inceppando l’ingranaggio del mercato globale. Alle motivazioni di carattere umanitario, di sicurezza e valoriale, si sono aggiunte ragioni apertamente protezioniste e di guerra commerciale, in primis lo scontro tra Usa e Cina dettata dalle strategie delle super potenze per conquistare l’egemonia geopolitica del pianeta. Le attuali dinamiche del commercio internazionale si collocano quindi in un quadro caratterizzato dall’intensificarsi di tensioni da moltiplicarsi di fattori di rischio legati al disallineamento transatlantico ed all’unilateralismo, dalle tensioni nel Mediterraneo e in Medio Oriente alle nuove guerre commerciali, fino alla crisi innescata dalla pandemia da Covid-19.

Perciò risulta sempre più stringente il controllo sulle esportazioni ed il ricorso alle sanzioni economiche con inevitabili ripercussioni sull’attività delle imprese e sulle economie dei paesi che praticano oppure che subiscono le sanzioni. Come sostenuto da Paolo Quercia, citando il ministro egli esteri russo Lavrov, le sanzioni hanno sostituito la diplomazia nella politica estera dell’Unione Europea. Quest’ultima conta infatti ben 37 regimi sanzionatori. In tale scenario ha sottolineato Adolfo Urso, Vicepresidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica che con Ivan Scalfarotto, Sottosegretario Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale ha curato l’introduzione al rapporto,  l’Italia ha pagato di più in termini commerciali il moltiplicarsi dei regimi sanzionatori sia per la struttura delle proprie imprese, per lo più di minore dimensione e con maggiori difficoltà e costi nella gestione del rischio paese, nel monitorare e nell’adattarsi alle norme sanzionatorie, sia a causa dei governi italiani che non sono stati in grado di conciliare l’adesione ai regimi sanzionatori con la tutela degli interessi economici e la sicurezza nazionale, con risultati che hanno spesso danneggiato i nostri esportatori oltre ad aver indebolito il sistema produttivo italiano sui mercati internazionali. L’Iran e la Russia sono due casi esemplari da questo punto di vista. Due realtà chiave per l’internazionalizzazione delle nostre aziende dove l’Italia ha perso quote di mercato proporzionalmente più ampie di quelle perdute da altri Stati europei o altri Paesi concorrenti. Per l’effetto delle sanzioni inoltre perde consistenti fette di mercato anche l’Europa, avvantaggiando in questo modo Cina, India e Turchia. L’utilizzo delle sanzioni, secondo Paolo Quercia, apre anche ad un problema di sovranità economica non permettendo più la neutralità rispetto ad un sistema sanzionatorio, visto che nel momento in cui le sanzioni crescono, o sei tra coloro che sanzionano o tra quelli che le subiscono. Così facendo chi cerca di restare neutrale viene inevitabilmente danneggiato. Pur non sapendo dove ci condurrà questo metodo inevitabilmente dovremo fare i conti con un mondo di scambi economici caratterizzato da un’elevata conflittualità in cui il commercio internazionale sarà sempre più vincolato e costretto da tali fenomeni, che creeranno degli argini e dei percorsi di internazionalizzazione politicamente obbligati. In questo processo l’Unione europea dovrà prendere piena consapevolezza e sviluppare sanction policy che abbiano come obiettivo anche quello della tutela della sovranità economica europea.

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