LO SPIRITO MERCANTILISTICO DELLA DEMOCRAZIA SECONDO GEORGES SOREL

LO SPIRITO MERCANTILISTICO DELLA DEMOCRAZIA SECONDO GEORGES SOREL

Uno dei concetti principali del pensiero soreliano è rappresentato dall’idea di “decadenza” che attanaglia la società borghese, ed è proprio il sistema democratico parlamentare a simboleggiare il culmine massimo in cui si sviluppa tale declino. La democrazia rappresenterebbe il «più grande errore dell’ultimo secolo».

Per Sorel, l’istituzione parlamentare, infatti, non ha nessun reale collegamento con la rappresentanza popolare ma serve solo a perpetrare il dominio della classe borghese. L’attacco di Sorel nei confronti del parlamento e dei parlamentari è estremamente violento, questi, infatti vengono presentati come borghesi quelli di destra, «borghesi decaduti» quelli di sinistra, il cui unico scopo sarebbe di frenare la rivoluzione proletaria tramite la creazione di una legislazione sociale. È proprio il partito socialista, artefice di una collaborazione con la borghesia, a legittimare il sistema parlamentare e a rappresentare perciò il principale nemico del proletariato. L’azione politica socialista tende, secondo Sorel, a migliorare la condizione di vita della classe lavoratrice al fine di depotenziarla, toglierle ogni carica rivoluzionaria e trasformare il proletariato da un «gruppo di produttori potenzialmente capaci di instaurare un ordine moralmente superiore in una massa di individui mossi dal crescente desiderio di maggiori consumi». L’operaio diventa così un piccolo borghese e tende a modellarsi idealmente sui valori morali di chi è al vertice della gerarchia sociale.

La Democrazia come mercato

Sorel attacca principalmente lo spirito immorale e mercantilistico insito nel sistema parlamentare, condanna il modo illusorio e ingannevole con cui i politici presentato le proprie idee e i propri programmi. «I professionisti della politica», dal momento che il loro obiettivo è la conquista dei pubblici poteri, agiscono non in base a ciò che ritengono giusto per la nazione e per il popolo ma in base al consenso che ricavano dalle masse, ergo, se queste desiderano qualcosa che può essere dannoso per lo Stato, il «politicante», pur di essere eletto, si farà ugualmente portavoce di questa istanza. La politica, in una simile visione, è paragonata a un mercato, in cui per vendere non bisogna tenere conto della qualità dell’idea prodotta, ma solo della sua richiesta da parte della clientela. Questo atteggiamento sposta il focus dal piano qualitativo a quello quantitativo. Scrive Sorel a riguardo: «La politica è una fiera, governata dalle leggi dell’offerta e della domanda, non fa fortuna chi si ostina a fabbricare della buona stoffa mentre i clienti domandano della robaccia a buon mercato». Nel mercato politico conta solo la richiesta e la disponibilità economica. In democrazia si ha tanta libertà quanta se ne può comprare. Il sistema parlamentare trasforma il cittadino in cliente il cui voto viene concesso a chi offre determinati vantaggi. Sparisce la dimensione universale ed emerge quella particolare, individualistica. I politici sono pronti a soddisfare qualsiasi tipo di istanza pur di appagare la propria clientela ed accaparrare voti: «Il corpo elettorale costituisce la sola divinità dinanzi al quale consente d’inchinarsi il frammassone politicante; le elezioni potrebbero dunque essere cattive e molti deputati sono minacciati di perdere i quindicimila franchi di rendita che si sono assicurati».

Sorel mutua quest’idea della democrazia dall’osservazione pratica della società nella quale egli si trova a vivere. È proprio l’atteggiamento del partito socialista durante l’Affare Dreyfus che porta il pensatore francese a considerare la democrazia come un mercato in cui le idee vengono accolte dai politici solo se popolari, solo se hanno un seguito tra le masse. Secondo Sorel il pragmatismo ostentato dai socialisti altro non sarebbe che opportunismo, infatti, in un contesto elettorale, ogni azione del candidato ha come fine nient’altro che il proprio trionfo. In questo ambito la verità e la morale passano in secondo piano, così il filosofo francese descrive questa situazione: «Le lotte elettorali sono, da lungo tempo, divenute disgustose in Francia; le piraterie della più sfacciata concorrenza elettorale sono un nonnulla rispetto alle infamie che si commettono in queste circostanze; non si indietreggia dinanzi a nessuna menzogna, e gli eletti, e i candidati vinti, escono da questo inferno con una profonda decadenza morale».

I politici, per acquisire sempre maggior consenso, devono estendere i loro rami all’interno della società civile, garantirsi i finanziamenti necessari e il sostegno dei mezzi di comunicazione. Per questo il numero di compromessi che il politico fa diventa sempre maggiore: cerca l’appoggio della stampa o della finanza, ma questi aiuti non sono incondizionati. Il finanziatore lo sosterrà solo se una volta eletto potrà garantirgli dei favori. Il «politicante» potrà agire solo nei limiti imposti dai suoi finanziatori e questo determina una subordinazione del potere politico a quello economico. Lo spirito mercantilistico domina la contesa elettorale. Sorel parla di «mercato politico» e mette in relazione politica e finanza: «La democrazia elettorale assomiglia assai al mondo della borsa; nell’uno come nell’altro, occorre operare sulla ingenuità delle masse, comprare l’appoggio della grande stampa, e aiutare il caso per mezzo di una infinità di astuzie; non vi è una grande differenza tra un finanziere che introduce sul mercato affari che fanno molto chiasso e che andranno a picco nel giro di pochi anni e il politicante che promette ai suoi concittadini una infinità di riforme che non sa come fare ad ottenere e che si convertiranno soltanto in una pila di scartoffie parlamentari. […] Tosare il contribuente senza che questi si rivolti: ecco l’arte del grande uomo di stato e del grande finanziere».

Sindacato e Rivoluzione

Sorel sostiene che lo strumento di lotta e di organizzazione del proletariato non deve essere il partito ma il sindacato, il quale non ha solo una funzione rivendicativa ma anche educativa. Il proletariato rappresenta, in questa visione, il barbaro sano e vigoroso, portatore di una civiltà nuova in contrapposizione alla decadente civiltà borghese. È attraverso la lotta di classe che i lavoratori maturano una nuova coscienza morale. La democrazia parlamentare, composta dai «professionisti della politica», rappresenta un sistema non solo estraneo alle esigenze di auto-emancipazione del proletariato ma addirittura nocivo in quanto il perno di tale struttura è fondato sul partito politico e non sul sindacato. Il popolo lavoratore deve ripudiare, secondo Sorel, qualsiasi collaborazione con i governi borghesi e affermare con intransigenza il carattere rivoluzionario del socialismo. La lotta diretta del proletariato non deve essere sostituita dalla fiducia nel riformismo borghese che, per quanto avanzato, serve solo a rafforzare e non a indebolire il meccanismo capitalistico.

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