Nasce la rivista dell’Istituto “Stato e Partecipazione”
Il nostro Istituto, già attivo in ambito editoriale con una collana di libri edita dalla casa editrice Eclettica, si dota di una rivista cartacea dal titolo “Partecipazione”. Con cadenza trimestrale il nuovo strumento ambisce ad approfondire la storia e l’attualità a livello multidisciplinare, con un occhio particolare ai temi dello Stato, del lavoro, dell’economia e della geopolitica. In uno dei momenti più difficili a livello nazionale, dal punto di vista culturale e sociale, si vuole dare vita a una scienza aperta all’etica e al confronto che riscopra la complessità, il confronto maturo e un’idea diversa di sviluppo.
Il primo numero è già acquistabile al link: http://www.ecletticaedizioni.com/newsite/prodotto/partecipazione-n-1/
Mentre dal sito della casa editrice sarà possibile anche sottoscrivere l’abbonamento: Abbonamento rivista ‘Partecipazione’ per ricevere tutti i numeri del primo anno senza il rischio di perdersene qualcuno.
Nel numero appena uscito sono presenti una lunga serie di articoli e approfondimenti di professori (tra i quali il docente dell’Università degli Studi di Salerno Gherardo Marenghi e Gian Piero Joime di UniMarconi), politici (tra cui l’ex ministro Giulio Tremonti) e studiosi, oltre alla pubblicazione di una proposta di legge relativa alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, per cercare di aprire un dibattito sul tema che sia trasversale e foriero di cambiamenti concreti. Inoltre, viene affrontato non solo l’idea fondamentale della partecipazione, ma anche le questioni del salario minimo, della transizione ecologica e di aspetti storici che vanno dalla “desta sociale” nel dopoguerra fino all’esperienza di De Gaulle.
Con questa nuova sfida l’Istituto vuole proseguire sulle linee guida tracciate sin dalla sua fondazione: la promozione di originali e accurati studi storici; l’osservazione attenta dei casi esteri in tema di politica, economia e lavoro, a partire dalla mitbestimmung tedesca fino ad alcuni spunti provenienti da Europa, Stati Uniti e America Latina; lo sviluppo di confronti e dibattiti sui temi cruciali dell’attualità e infine la massima apertura e il dialogo con tutte le parti politiche e intellettuali, dalla sinistra fino ai massimi esponenti del pensiero conservatore, a maggior ragione in un’epoca in cui i vecchi schemi politici raccontano sempre meno la realtà delle posizioni in campo. L’obiettivo è una crescita culturale costante mirante ad attrarre a sé le migliori forze interessate ai temi sociali e a stimolare riflessioni del più ampio respiro possibile, in un’ottica di ampio respiro capace di ispirare le decisioni politiche locali e nazionali. Economia, diritto, sociologia, arte, geopolitica: più si sale di livello, più le differenze tra ambiti scientifici tendono a sfumare.
La volontà e la necessità che si registrano in questi tempi di crisi sono quelle di aprire spazi accademici che non siano mera speculazione intellettuale, ma contribuiscano a fornire idee a una classe dirigente che troppo spesso, da anni, non va oltre la prossima tornata elettorale o gli umori dell’opinione pubblica e dei social, dentro uno schema prestabilito e mortificante. Ogni ricerca e proposta in questo senso deve abbracciare quanti più campi e interessi possibili: «non è un buon economista chi è solo economista», scrisse Gaetano Rasi. Il quale aggiunse: «la scienza quando è priva di una forte convinzione etica e di un impegno civile, non è vero progresso e non contribuisce al perfezionamento dell’uomo». Non esiste scienza o economia apolitica, riaffermiamo dunque con orgoglio un nuovo «umanesimo del lavoro» che accetti le sfide della modernità.
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