DL LAVORO DEL GOVERNO MELONI: ANALISI E RIFLESSIONI

DL LAVORO DEL GOVERNO MELONI: ANALISI E RIFLESSIONI

di Francesco Guarente e Francesco Marrara

A partire dallo scorso 5 maggio 2023 è entrato in vigore il D.L. n. 48/2023. Il c.d. “Decreto Calderone” ha introdotto una molteplicità di misure in materia di lavoro alcune delle quali rappresentano una novità altre, invece, si limitano a modificare strumenti già presenti all’interno del nostro ordinamento. Si tratta, come lo stesso D.L. enuncia nel titolo di apertura, di interventi volti a disciplinare misure urgenti ai fini dell’inclusione sociale e dell’accesso al mondo del lavoro.

Leggendo il testo, costituito da soli 45 articoli e dotato di un chiaro e preciso lessico giuridico, da un punto di vista puramente tecnico-operativo possiamo scorgere alcuni presupposti attraverso cui analizzare il decreto[1]: 1) il rapporto di lavoro in senso stretto; 2) la previdenza, l’assistenza e l’inclusione sociale; 3) gli incentivi all’occupazione; 4) la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Di seguito, pertanto, si propongono alcune riflessioni in merito ai punti chiave del nuovo decreto[2].

  • Abolizione del Reddito di cittadinanza e introduzione dell’Assegno di inclusione. Nel corso degli ultimi anni il termine “Reddito di cittadinanza” è stato impiegato come sinonimo di “Reddito minimo” o “Reddito di sussistenza” provocando una mistificazione terminologica e contenutistica[3]. Entrando nel merito, l’Assegno per l’inclusione sociale dal 1° gennaio 2024 sostituirà l’attuale Reddito di cittadinanza come misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale delle fasce deboli per mezzo di percorsi di inserimento sociale, formazione, lavoro e spetterà ai nuclei familiari composti da almeno un soggetto disabile o minorenne, ultrasessantenne o invalido civile. Inoltre, per consentire l’attivazione dei percorsi personalizzati per i beneficiari della misura è stato istituito il SIISL (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) il quale consentirà ai nuclei beneficiari dell’Assegno – una volta sottoscritto il patto di attivazione digitale – di aderire ad un percorso personalizzato di inclusione sociale o lavorativa. Ai datori di lavoro privati che assumeranno i beneficiari dell’Assegno con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato sarà riconosciuto, per un periodo massimo di 12 mesi, l’esonero al 100% dal versamento dei contributi previdenziali – con esclusione dei premi e dei contributi INAIL – nel limite di importo di € 8.000 su base annua[4]. Il decreto, per di più, prevede la perdita dell’Assegno in caso di rifiuto dell’offerta di lavoro “congrua”.
  • Maggiorazione dell’assegno unico universale anche con un solo genitore. La maggiorazione viene riconosciuta per ogni figlio minore il cui unico genitore presente abbia un reddito da lavoro e l’altro sia deceduto.
  • Modifica della scala di equivalenza reddituale ai fini dell’accesso all’assegno unico[5]. In relazione a ciascun componente del nucleo familiare verrà attribuito un punteggio che farà aumentare la soglia di reddito o il valore del beneficio quanto più sarà numerosa la famiglia o più critica la situazione. La soglia per accedere sarà di € 9.360 sulla base dell’Isee familiare.
  • Introduzione di nuove causali per il contratto a tempo determinato[6]. I contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non eccedente i 24 mesi nei casi previsti dai contratti collettivi, per “esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva” o per sostituire altri lavoratori.
  • Proroga del contratto di espansione fino al 31 dicembre 2023[7]. La proroga è intesa a consentire la piena attuazione dei piani di rilancio dei gruppi di imprese che occupano più di 1.000 dipendenti in relazione ai contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi.
  • Snellimento del Decreto Trasparenza. Con il recepimento della Direttiva Ue 2019/1152, entrò in vigore il 13 agosto 2022 il D.Lgs. 104/2022. Soggetto a numerose critiche da parte degli addetti ai lavori[8], il D.L. 48/2023 ha di fatto smantellato il Decreto Trasparenza consentendo alle imprese e ai datori di lavoro di avere una maggiore sburocratizzazione di tutta una serie di adempimenti onerosi. Le informazioni relative all’orario di lavoro, al periodo di prova, ai congedi e ferie o all’individuazione della retribuzione potranno essere comunicate al lavoratore con l’indicazione del riferimento normativo o del contratto collettivo di riferimento. Il datore di lavoro, pertanto, sarà tenuto a consegnare o a mettere a disposizione del dipendente, ad esempio per mezzo di pubblicazione sul sito web, i contratti collettivi di lavoro oltre agli eventuali regolamenti aziendali applicabili al rapporto di lavoro.
  • Aumento della soglia del fringe benefit a € 3000. Tale incremento riguarda i lavoratori dipendenti con figli a carico e comprende le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.
  • Taglio del cuneo fiscale[9]. I lavoratori dipendenti riceveranno un aumento mensile in busta paga fino a € 100. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo tra luglio e dicembre aumenterà di quattro punti aggiuntivi senza andare ad intaccare la tredicesima. In particolare, lo sconto sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori salirà dagli attuali due punti a sei punti per i redditi lordi fino a 35mila euro e dagli attuali tre a sette punti per i redditi fino a 25mila euro.

Infine, il D.L. 48/2023, ha previsto ulteriori interventi concernenti:

  • l’incremento del Fondo nuove competenze per il periodo 2021-2027;
  • misure specifiche per il lavoro marittimo e per l’autotrasporto;
  • l’introduzione di un Fondo da 60 milioni di euro a sostegno delle famiglie e della conciliazione vita-privata lavoro;
  • il rifinanziamento dei Caf;
  • il rafforzamento dell’attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
  • l’istituzione di un Fondo per i familiari degli studenti vittime di infortunio durante lo svolgimento di attività formative (c.d. alternanza scuola-lavoro);
  • incentivi per il lavoro delle persone disabili;
  • il beneficio economico con finalità prettamente formative, pari a € 350 mensili, per soggetti di età compresa tra i 18 ed i 59 anni in condizioni di povertà assoluta.

Introdotte le novità normative previste dal D.L. 48 è opportuno, ad avviso di chi scrive, provare altresì un’analisi che sia anche politica e sindacale, che vada oltre la mera descrizione, ovviamente fondamentale, delle principali novità introdotte dall’attuale governo Meloni con il decreto legge di cui prima. Durante la campagna elettorale tutti i partiti della coalizione di Centrodestra hanno espressamente chiarito l’intenzione di eliminare il Reddito di cittadinanza, considerato come uno strumento fallace e deleterio per il sistema economico del nostro paese.

Premettendo che il RDC necessitasse di una forte modifica soprattutto in merito ai controlli per ridurre abusi, ci si aspettava che la discussione politica centrasse il vero problema sorto con il reddito, cioè i salari bassi e bassissimi in determinati settori produttivi in Italia. Sarà stato sicuramente vero che alcuni concittadini abbiano “rubato” in maniera fraudolenta i soldi del reddito, ma il tentativo di arginare il furto non ha certamente eliminato la povertà, senza contare che propagandisticamente la lotta al RDC è stata impostata come soluzione alla difficoltà delle aziende di reperire manodopera, senza però analizzare che la questione salariale di determinati comparti produttivi, soprattutto i lavori stagionali o di ristorazione, era la causa principale di difficoltà di reperimento di manodopera. Inoltre si è voluto differenziare i cittadini “occupabili” da quelli “non occupabili” prevedendo solo per quest’ultimi il sostegno. La questione è che distinzione tra le due categorie non risolve il problema della povertà o della mancanza di lavoro, ma si riferisce soltanto alla loro condizione familiare e anagrafica.

Chi appartiene a un nucleo familiare ove è presente un minore, un disabile o un componente ultrasessantenne mantiene il diritto di accedere alla misura, sia in termini economici sia in termini di servizi. Per tutti gli altri, anche se in condizione di povertà estrema, non è previsto granché come se l’assenza di minori o di disabili ti renda meno povero o in difficoltà. In tal senso, sarebbe interessante capire cosa si intenda per offerta di lavoro “congrua” in un mercato del lavoro  sempre più al ribasso in cui da un lato, le aziende faticano a barcamenarsi e a sopravvivere nel quotidiano a causa dell’eccessiva imposizione fiscale; dall’altro i lavoratori a vedersi riconosciuto il diritto ad una retribuzione che sia proporzionata e sufficiente a garantirgli una vita libera e dignitosa.  Ad ogni modo l’intervento del nuovo Governo era atteso e aggiungerei coerente con la campagna elettorale del 2022. Positivo l’aumento della percentuale di esonero dei contributi previdenziali versati dai lavoratori, inciderà sui netti, anche se il minor versamento di contributi previdenziali aumenterà l’imponibile fiscale (sul quale viene calcolata l’Irpef) e ridurrà le detrazioni da lavoro dipendente essendo queste parametrate sul medesimo imponibile.

Poteva essere funzionale lasciare intatte le aliquote contributive ed intervenire in merito agli scaglioni Irpef, in tal modo si riusciva ad incidere fortemente sui salari netti senza aumentare il costo delle retribuzioni imponibili che incidono sui costi delle aziende, ma è importante che l’attuale maggioranza sia intervenuta. Altro intervento interessante è la creazione del Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa – SIISL, strumento utile alla formazione ed al reinserimento dei beneficiari dell’Assegno di inclusione nel mondo del lavoro, ma può essere considerato, finalmente, come l’inizio di un intervento strutturato dello Stato nella gestione della domanda e offerta di lavoro, in futuro anche per coloro che cercano lavoro senza essere percettori di assegno. La politica degli incentivi alle aziende implica un minor gettito contributivo nelle casse dell’Ente previdenziale (Inps), ha un senso poiché se ridurre i costi alle aziende da un lato riduce le entrate dello Stato, ma dall’altro ha come scopo l’aumento dei lavoratori stabili che a loro volta versano i contributi, producono e immettono denaro nel sistema paese riducendo la disoccupazione e le diseguaglianze sociali.

Ottima quindi l’idea di agevolare le assunzioni dei NEET, cioè giovani che non lavorano, non studiano e non si stanno formando. Altrettanto utile può essere lo sgravio del 100% dei contributi a carico del datore di lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato di percettori di Assegno di inclusione, poiché miranti a stabilizzare il mercato del lavoro. Il decreto però ha previsto uno sgravio del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro per le assunzioni a tempo determinato per i percettori di assegno di inclusione. Questo approccio, che va in antitesi a quelli precedenti che aumentavano il costo dei tempi determinati, può sembrare utile ad avviare al lavoro i percettori del beneficio, in realtà rischia di trasformarsi nell’ennesimo strumento di precarietà, avallato dalla legge e sostenuto anche economicamente.

Questo intervento va in linea con il processo di precarizzazione del mercato del lavoro dei governi italiani degli ultimi decenni, ma va in controtendenza invece alla lotta alla denatalità, argomento sentito da questa maggioranza, poiché se da un lato la cultura dell’eterno godimento incide sui giovani rendendoli deboli e deresponsabilizzati, non va sottovalutato però il fattore economico e di instabilità contrattuale che incide su chi vuole e desidera tirar su famiglia, dai contratti precari, i salari bassi ai costi di affitti ormai ingestibili. In linea con questo approccio rientrano la riforma del contratto a termine, la cui durata massima rimarrà 12 mesi con l’assenza di causali, ma potrà essere prorogato oltre i 12 e non oltre i 24 mesi, nei casi previsti dai contratti collettivi oppure ove non previsti da quest’ultimi, demandando ai contratti aziendali o individuali. E’ evidente in quest’ultimo caso il rischio di consentire senza validi motivi la proroga di un anno dei contratti a termine lasciando alla contrattazione di prossimità, meno incisiva del livello nazionale, di intervenire su questioni delicate come la precarietà lavorativa.

A questo va aggiunto inoltre l’aumento a 15.000 euro i compensi per il lavoro occasionale. Una novità normativa interessante è quella prevista dall’articolo 9 comma 2 del DL 48, in caso di licenziamento del beneficiario dell’Assegno di inclusione effettuato nei ventiquattro mesi successivi all’assunzione, il datore di lavoro è tenuto alla restituzione dell’incentivo fruito maggiorato delle sanzioni civili, di cui all’articolo 116, comma 8, lettera a) , della legge 23 dicembre 2000, n. 388, salvo che il licenziamento avvenga per giusta causa o per giustificato motivo.

Ad ogni modo ben vengano i tentativi di agevolazioni per le aziende, l’aumento dell’assegno unico, la creazione del SIISL e le riduzioni del cuneo per i lavoratori, un po’ meno l’approccio alla precarietà. Quest’ultima oltre ad agevolare come detto precedentemente la denatalità nel nostro paese può essere anche causa della perdita di competitività del sistema produttivo.


[1] https://www.bollettinoadapt.it/decreto-lavoro-una-lettura-dinsieme-del-provvedimento/

[2]https://www.ilsole24ore.com/art/decreto-lavoro-taglio-cuneo-fiscale-all-addio-rdc-tutte-novita-AEcocAOD?refresh_ce#U402955377340u7D

[3] Per approfondire la tematica, scevra da ogni pregiudizio ideologico, si consiglia il seguente articolo il quale analizza la vera origine del Reddito di cittadinanza secondo la prospettiva che fu del compianto prof. Giacinto Auriti, in  https://www.kulturaeuropa.eu/2023/03/30/giacinto-auriti-giurista-e-professore-della-terza-via/

[4]https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/05/05/decreto-lavoro-gazzetta-ufficiale-nuove-misure

[5] Cit.

[6] https://www.consulentidellavoro.it/home/storico-articoli/16660-in-vigore-il-decreto-calderone

[7] https://www.bollettinoadapt.it/decreto-lavoro-una-lettura-dinsieme-del-provvedimento/

[8] Rosario De Luca, ai tempi Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, definì il Decreto Trasparenza come “Medioevo del diritto del lavoro”, in https://www.consulentidellavoro.tv/watch.php?vid=40a5f8350

[9]https://www.ilsole24ore.com/art/assegno-inclusione-si-puo-rifiutare-lavoro-distante-novita-decreto-10-domande-e-risposte-AEugmpOD?refresh_ce

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà reso pubblico.