“LA MANO NERA”: STORIE DI USURA, TRA VITTIME E CARNEFICI

“LA MANO NERA”: STORIE DI USURA, TRA VITTIME E CARNEFICI

di Cristina Di Giorgi

L’usuraio distruggerà ogni ordine sociale, ogni decenza, ogni bellezza. Questa frase di Ezra Pound, che molto spesso nei suoi scritti si è battuto contro la piaga sociale dell’usura in tutte le sue forme, basta da sola, nella sua diretta evidenza, ad indicare quanto quello in questione sia un reato odioso e perché.

Per capirne meglio la portata e i devastanti effetti è però comunque necessario, oltre che estremamente utile, ascoltare le testimonianze di chi, come vittima e come operatore impegnato a contrastare tale crimine, ha avuto direttamente a che fare appunto con l’usura e con le diverse situazioni ad essa in vario modo e misura contigue, come per esempio il sovra-indebitamento, il pizzo e il racket.

Parlare di questi argomenti oggi è quanto mai necessario ed importante, perché ci troviamo purtroppo in un periodo in cui tutto il mondo sta vivendo, a causa della pandemia di Covid 19, una crisi devastante sia dal punto di vista sociale, sia sotto l’aspetto finanziario. Una crisi che, in quest’ultimo ambito, riguarda non solo l’economia in generale ma anche e forse soprattutto gli attori della stessa. Ovvero negozianti, imprenditori, lavoratori autonomi e famiglie. Tra l’altro il catastrofico dissesto in questione, oltre alla morte di innumerevoli attività commerciali e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, rischia concretamente di rivelarsi un’enorme opportunità per strozzini e malavita organizzata. Che non si lasceranno certo sfuggire l’occasione di approfittare delle sempre più stringenti necessità di denaro di chi non sta riuscendo più a guadagnarselo con il proprio impegno quotidiano.

Ecco perché assume particolare rilievo il volume “La mano nera. L’usura raccontata da chi è caduto nelle mani di strozzini e clan” (Infinito edizioni, ottobre 2020). Firmato da Salvatore Giuffrida e Luigi Ciatti (giornalista il primo, avvocato e co-fondatore dell’Ambulatorio Antiusura di Roma oltre che vicepresidente della Federazione anti-racket italiana il secondo), il libro rappresenta un drammatico condensato di testimonianze di uomini e donne che, con varie modalità ed in diversi contesti, si sono ritrovati incastrati nelle spire di un vortice che ha sconvolto per sempre le loro vite.

Entrando nello specifico, i due autori fanno innanzitutto presente che l’usura è un fenomeno che “esiste da sempre ma da sempre viene sottovalutata”. E aggiungono che dopo la crisi del 2008 è diventata uno strumento strutturale nelle mani di clan mafiosi e gruppi criminali per controllare il territorio, infilarsi nell’economia legale, strozzare famiglie, imprenditori e commercianti. La crisi legata al Covid 19 (ed ecco, come già accennato, l’elemento di particolare rilevanza per quanto attiene all’attualità del libro di Ciatti e Giuffrida) nel 2020 ha radicalizzato questo fenomeno e chiunque si trovi in difficoltà è una potenziale vittima: è sufficiente un rifiuto in banca o un amico al bar. Oggi può capitare a tutti, nessuno escluso. E con i soldi arrivano paura, terrore, omertà”. Che recano come conseguenza la perdita della dignità e, nel peggiore dei casi, della stessa vita di chi diventa vittima di uno stritolante meccanismo di dipendenza.

Al di là di comunque importanti elementi forniti come numeri e percentuali, trattazione anche storico-giuridica del fenomeno usura e indicazione delle diversità con cui, a seconda dell’area geografica, lo stesso si manifesta, ciò che colpisce di più leggendo le pagine di Ciatti e Giuffrida è la facilità con cui è possibile, convinti di poter restituire in breve tempo agli strozzini il denaro chiesto loro in prestito per superare un momento di difficoltà, cadere invece nelle loro mani e divenirne schiavi. Lo sono stati (ed in molti casi, quanto alle ferite psico-fisiche riportate, lo sono anche dopo esserne usciti) tutti quelli che, anonimamente e non, hanno accettato di essere intervistati: la prova di quanto affermato sta nelle loro parole. E soprattutto in quello che non hanno detto ma pure hanno manifestato con reazioni nervose ed emotive, che i due autori de “La mano nera” sensibilmente e umanamente descrivono.

Partendo proprio dalle testimonianze, emerge chiaro e netto il messaggio principale di questa pubblicazione: è fondamentale, ora come non mai, tenere alta la soglia dell’attenzione. Da parte di tutti ed in particolare delle istituzioni, che devono – pena il progressivo dissolvimento del tessuto economico e sociale del Paese – collaborare sempre di più e sempre meglio con chi combatte da vicino criminalità, usura, estorsioni. Come le associazioni che forniscono aiuto e sostegno alle vittime. Lo scrive anche Roxana Roman (la barista che ha avuto il coraggio di denunciare i clan Casamonica e Di Silvio dopo l’aggressione consumatasi nel suo bar) nella prefazione del libro di Ciatti e Giuffrida: “ero disposta a fare tutto quello che si poteva per vederli in carcere. Sembravo forte, ma dentro di me era una guerra. Avevo bisogno di supporto”. Roxana quel supporto l’ha trovato quando il presidente dell’Osservatorio Legalità e Sicurezza della Regione Lazio e il presidente dell’Ambulatorio Anti-usura di Roma sono andati ad offrirle il loro aiuto. Lei ha subito colto l’opportunità e si augura che, anche attraverso la diffusione del libro, altri in condizioni simili alla sua possano coglierla per tornare ad una vita più o meno normale. Perché, come scrive il giornalista di Repubblica Enrico Bellavia nel saggio conclusivo, Ci si salva parlando, ma non da soli”.

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