INDIPENDENZA STRATEGICA E STATO NELL’EPOCA DELLE EMERGENZE E DELLA GLOBALIZZAZIONE

INDIPENDENZA STRATEGICA E STATO NELL’EPOCA DELLE EMERGENZE E DELLA GLOBALIZZAZIONE

L’editoriale del secondo numero della rivista “Partecipazione”, trimestrale di storia, diritto e politica emanazione dell’Istituto

di Francesco Carlesi

«La guerra in Ucraina cambia tutto: bisogna proteggere le nostre risorse energetiche strategiche, non si può mettere a gara in maniera indiscriminata l’idroelettrico, col rischio di esporlo agli appetiti stranieri». Queste dichiarazioni dal sapore protezionista sono arrivate di recente dal Partito Democratico, per lungo tempo uno dei massimi sostenitori delle privatizzazioni, del libero mercato e del “vincolo esterno” che ha condizionato pesantemente, al di là dei giudizi di valore, qualsiasi scelta “sovrana” della nostra Nazione. Non solo il Pd, ma anche autorevoli giornali e pensatori hanno, negli ultimi anni, esplorato i sentieri del protezionismo e della ricerca dell’autonomia economica e industriale (spesso si arrivò a parlare di Iri 2.0). La pandemia e la guerra hanno però semplicemente reso evidente quello che non ha mai perso di validità: perdere il controllo dei settori strategici, della produzione e dell’innovazione in ambito agroalimentare e industriale rende una Nazione preda dei condizionamenti delle potenze più influenti nell’arena globale. Perdere la direzione, il destino comune della collettività non può che lasciare l’Italia, dunque, in balia dei capricci delle realtà egemoni in quella “lotta di classe internazionale” di cui già parlava Corradini nel primo ‘900. La stessa corsa all’elettrico e alla transizione ecologica potrebbe trasformarsi semplicemente nel passaggio da una dipendenza all’altra, finendo ostaggio di chi ha il controllo pressoché totale delle terre rare fondamentali per la realizzazione di batterie: la Cina. In questo senso, sarebbe ora di aprire un dibattito maturo e profondo sul tema nucleare, senza il quale nessuna “decarbonizzazione” sarà realistica, come ricorda Luca Romano nell’importante libro appena uscito In difesa dell’atomo. Gli obiettivi della transizione energetica verde sbandierati dall’Unione Europea rischiano di andare a sbattere con la realtà, basti pensare solamente alla Germania che ha recentemente rimesso in funzione le centrali a carbone dopo la riduzione di approvvigionamenti di gas da Mosca. Sono dossier su cui si gioca il futuro stesso dell’Europa e su cui eccessi di ideologia potrebbero costare molto caro, come già stiamo osservando con rincari che pesano sulle spalle di famiglie e imprese in maniera sempre più drammatica.

A questo proposito, sul tema della guerra russo-ucraina l’Istituto «Stato e Partecipazione» ha cercato di affrontare la questione con il massimo rigore scientifico per elaborare analisi e vie d’uscita credibili, effettuando quattro interviste con giornalisti ed esperti: Daniele Dell’Orco, Daniele Perra, Emanuel Pietrobon e Matteo Marconi (disponibili sul sito e sul canale Youtube dell’Istituto). Presto ci torneremo anche su queste pagine perché la politica estera ha sempre ricadute sulle politiche sociali. Uscire dalle semplificazioni mediatiche è la strada intrapresa, per capire la radici profonda degli avvenimenti e provare ad evitare di trovarsi impreparati di fronte ai mutamenti storici, come è successo sul piano della politica industriale della penisola e come rischia di accadere ancora.

Il ritorno dello Stato e della politica

Non si può stare al mondo senza uno Stato: era questa la lezione che non avremo dovuto mai dimenticare, come ha sottolineato più volte una rivista come “Limes”e come scrisse la “Rivista di Studi Corporativi” nel corso della sua ventennale traiettoria, conclusasi proprio agli inizi degli anni ’90 quando si aprì la stagione delle privatizzazioni, della globalizzazione e delle “fine della storia”. Ma le illusioni di un mondo “liscio” e senza conflitti, dominato dal mercato e dal modello americano, hanno avuto vita breve. Ecco allora che torna d’attualità lo Stato necessario, a cui è dedicato il focus di questo numero.

I saggi in apertura sono incentrati su questioni “partecipative”: in primo luogo Carlo Vivaldi-Forti ci accompagna nei sentieri del nuovo umanesimo, analizzando le criticità della democrazia rappresentativa, logorata dai condizionamenti esterni dei poteri finanziari. L’autore immagina una serie di riforme che provino a rimettere l’uomo al centro dei processi politici, proponendo la creazione di un Senato organico e il modello di una democrazia partecipativa capace di riattivare il coinvolgimento dal basso di ogni membro della comunità nazionale. In seguito, Mario Bozzi Sentieri offre un documentato panorama del tema delle diseguaglianze crescenti in questi tempi, esplorando forme di “partecipazione finanziaria” dei dipendenti capaci di riscattare il lavoro in direzione di una crescita individuale e collettiva di cui da più parti si avverte il bisogno. L’ultimo saggio è invece di carattere prettamente storico: la partecipazione nel pensiero di Charles Péguy, firmato dalla brillante Elena Caracciolo.

In seguito, si apre il focus su Lo Stato necessario. Il primo articolo, dal medesimo titolo, è di Gennaro Malgieri, un saggio di alta filosofia politica che da Hobbes e Schmitt arriva fino a questioni di stretta attualità. In seguito Nicola Mattei e Francesco Giubilei si concentrano sui temi della politica industriale e della sovranità energetica, senza i quali nessuno Stato può costruire fondamenta solide. Sin dall’800, d’altronde, la critica di Friedrich List al liberalismo si muoveva proprio a partire dalla necessità di costruire margini di autonomia produttiva e industriale sul piano nazionale, anche in opposizione ai principi del libero mercato che troppo spesso avvantaggiano gli egemoni e i loro prodotti. Gli ultimi due saggi muovono da premesse diverse e offrono quindi innumerevoli spunti di riflessione: la visione europea di Fabrizio Fratus e le analisi profonde sullo Stato-nazione a cura del Centro Studi Nova Europa.

Sul tema dello “scontro” tra tecnica e politica, il professore Lorenzo Castellani ha scritto saggi e libri fondamentali, e con grande piacere la Rivista ospita una sua intervista a cura di Flaminia Camilletti. Castellani accende i riflettori su una serie di criticità e distorsioni che si stanno affermando nelle società occidentali, soffermandosi con acume sui temi dei diritti, della proprietà e del capitalismo della sorveglianza. Sul piano dell’autonomia politica, filo conduttore di questo numero, mi permetto di riportare una sua lunga citazione: «tutti gli uomini politici simpatetici verso la Russia hanno dovuto rivedere o rivedranno a breve la propria posizione, pena l’esclusione da qualsiasi possibilità di governo. Lo stesso vale per i filo-cinesi, visto l’interesse americano su questo punto. E questi politici sono in ogni partito e in ogni schieramento, come bene emerge dal nostro dibattito pubblico. Il sistema politico subirà una torsione centripeta, le ali (di destra e sinistra) del sistema politico o partecipano a questa dinamica di accordo e convergenza al centro oppure rischiano di restare tagliate fuori per lungo tempo. Insomma, al vincolo esterno finanziario ed europeo si somma anche quello Atlantico che oggi ritorna più stringente. Gli Stati Uniti mirano a sfruttare la guerra russo-ucraina per compattare l’occidente e favorire la creazione di un mercato integrato tra loro stessi e l’Unione Europea. Questo spiega le pressioni per l’embargo del gas e del petrolio russo in Europa. Inoltre, la guerra porta peggioramenti economici che richiederanno ancora maggiore supporto statale all’economia e probabilmente anche un nuovo intervento europeo, sempre in forma centralista e dirigista. Insomma, gli spazi di autonomia per la politica italiana si restringono ancora».

Una seconda intervista, curata da Sandro Righini, affronta un altro tema a lungo colpevolmente dimenticato ma oggi al centro del dibattito: la politica agricola europea, raccontata, tra luci, ombre e prospettive future, dall’economista agrario Ermanno Comegna.

L’approfondimento successivo è dedicato a Giuseppe Mazzini, di cui ricorrono i 150 anni dalla morte, ricordato nei saggi di Achille Ragazzoni e Andrea Scaraglino. Mazzini, ad oggi un patriota dimenticato, padre di una “terza via” economica e sociale che costituisce un punto di riferimento per gli studi dell’Istituto (chi scrive ha da poco pubblicato con Eclettica Mazzini, un Italiano. L’apostolo della patria e del lavoro) viene affrontato dai due autori con passione e rigore. Si passa poi alle rubriche che vedono Gherardo Marenghi tornare sul tema dello Stato; Gian Piero Joime completare la densa disamina (iniziata nel primo numero) su transizione ecologica e sviluppo sostenibile con attenzione particolare al territorio e al futuro italiano; un’intervista al segretario confederale Ugl Vincenzo Abbrescia sui temi del lavoro e un approfondimento di Luca Lezzi sul potere delle multinazionali e le mutazioni del rapporto tra economia e politica che caratterizzano la modernità. Dopo le recensioni e i documenti (tra cui una relazione di Luca Malcotti alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati sulla partecipazione), il numero sullo Stato non poteva chiudersi che con Giovanni Gentile e un estratto del suo Genesi e struttura della società. Uno dei massimi filosofi del ‘900, teorico dello Stato etico che in Italia fu anche un patrimonio liberale (si pensi a Bertrando Spaventa) e di quella classe dirigente che si trovò nella seconda metà dell’800 a “costruire” letteralmente lo Stato unitario. Le riflessioni gentiliane investirono tutta la cultura italiana dell’inizio del XX secolo, arrivando a toccare anche Gramsci. «In qualsiasi lavoro fisico, anche il più meccanico e degradato, esiste un minimo di qualifica tecnica, cioè un minimo di attività intellettuale creatrice»: in queste parole del pensatore comunista ritroviamo il filo rosso di un pensiero italiano imperniato sulla civiltà del lavoro, in cui possiamo scorgere la Carta del Carnaro di D’Annunzio e De Ambris, Gramsci e l’«umanesimo del lavoro».     

  • La rivista “Partecipazione” (Eclettica Edizioni) è disponibile in abbonamento o singolo numero su:

http://www.ecletticaedizioni.com/newsite/prodotto/prevendita-partecipazione-n-2/

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