PROPOSTE E PROGETTI PER RISOLLEVARSI DALLE MACERIE PRE E POST-COVID 19

PROPOSTE E PROGETTI PER RISOLLEVARSI DALLE MACERIE PRE E POST-COVID 19

Di Raimondo Fabbri

L’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia da Covid-19 si è riverberata, come era facile prevedere, sull’economia del nostro Paese facendo affiorare inevitabilmente tutti quei nodi irrisolti da decenni per disinteresse ed approssimazione. Sarà pur vero che tutti siano stati colpiti nello stesso modo, tuttavia sulle risposte che si stanno predisponendo emergono abissali differenze a segnalare in alcuni casi l’assenza di indirizzo e visione strategica. Nel libro di Mario Benotti (RI)Costruzione, edito da Piemme, le esortazioni a progettare un piano di rinascita economica e sociale non mancano e pur ammettendo la complessità del lavoro, l’autore fissa chiaramente un aspetto dell’emergenza sanitaria: aver colpito l’Italia nel momento in cui si trovava in uno stato di prostrazione economica, sociale ed occupazionale. Per tali ragioni oltre al contributo di tutti alla ricostruzione viene saggiamente consigliato di comprendere i punti di maggior debolezza della situazione di partenza in modo da programmare meglio gli interventi risolutivi per i quattro macroproblemi individuati da Benotti nella carenza del nostro sistema formativo, nella deindustrializzazione del paese, nella deresponsabilizzazione della politica e nell’eccessiva invadenza dell’ordine giudiziario

Dopo aver «consegnato il paese al mercato illudendoci che nel suo autoregolamentarsi avrebbe saputo offrire tutte le possibilità di sviluppo» (p.14) ci siamo bruscamente resi conto che la finanza da sola non crea valore ma che si limita a scambiarlo a beneficio di pochi. In questo modo gli asset strategici su cui dovevamo e dovremmo (ri)costruire il nostro futuro sono stati ignorati nell’illusione che le privatizzazioni scriteriate ci avrebbero permesso di sedere al fianco delle grandi potenze, facendoci scoprire invece che avevamo trasferito nelle mani di pochi e per pochi soldi, settori importanti della nostra economia. Del resto non è un mistero che il «presentismo», unito ad una robusta dose di incompetenza, ci abbiano fatto precipitare in uno stato di subalternità tale che oggi, nel momento in cui siamo chiamati a fronteggiare una crisi senza precedenti, si manifesta nella sua tragicità. Non si è compreso in pieno secondo Benotti del dramma che coglierà l’occupazione quando verranno meno le clausole contemplate nella miriade di DPCM emanati fino ad ora e che non potrà essere affrontata senza aver elaborato una politica di sviluppo sostenuta da investimenti adeguati. Dovrà essere proprio la politica dopo il sostanziale fallimento degli esperimenti tecnocratici e dopo aver subìto un progressivo svuotamento, a riappropriarsi della sua dimensione strategica riannodando i legami con la realtà quotidiana oltre ad assumersi responsabilità che nel corso degli ultimi decenni sembra aver smarrito. Ripartire dalla scuola facendole dismettere i panni della neutralità che dal 1968 in poi gli è stata assegnata per tornare ad assolvere il fondamentale compito di costruttrice del futuro sollevandola «dalla smania di novità e dal burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale» (p.87). Una nuova pedagogia deve essere fondata sull’impegno, sulla conoscenza della Storia e sull’idea di futuro basata sulla coesione sociale. Fondamentali diverranno poi gli investimenti nelle infrastrutture materiali ed immateriali del Paese, anche creando un fondo di investimento nazionale espressamente dedicato a questo fine. A tal proposito nel volume emerge chiaramente il ritorno ad una politica che si occupi di industria, dal settore metallurgico a quello energetico, sottolineando le potenzialità del settore aereospaziale e della Difesa. Rispetto a questo ultimo punto le riflessioni di Benotti sono interessanti ed in controtendenza rispetto ad «un certo movimento di pensiero, alimentato da facile retorica e palese arretratezza culturale, che associa tutto sempre e solo agli armamenti, dimenticando di parlare di un settore strategico per il paese» (p.136). Infatti il non accorgersi che tutte le innovazioni tecnologiche hanno una genesi militare equivale ad ignorare che la Difesa costituisca un vero e proprio sistema integrato in grado di fungere da volano per l’economia nazionale, oltreché disconoscere le caratteristiche dual use di quei prodotti utili per l’impiego in scopi gli scopi civili, come la pandemia Covid-19 ci ha insegnato: tracciamento, droni utilizzati in ambito sanitario, rappresentano solo alcune delle potenzialità di un comparto in grado di rilanciare l’Italia sia sotto il profilo economico che geopolitico.

A proposito di emergenza epidemiologica sarà l’industria legata al biomedicale ed al settore sanitario a rappresentare sempre di più un vero e proprio asset strategico (produzione di vaccini, dispositivi di protezione, ventilatori polmonari) per il nostro Paese che necessariamente dovrà tornare ad investirvi, accorciando le catene del valore, ricominciando a produrre tutti quegli strumenti sempre più importanti per la salute delle persone. In questo senso andrà affrontata seriamente e con una visione programmatica «la ricostruzione del sistema della sanità, cosa ben diversa dal sistema sanitario nazionale» (p.150). Il volume ha il pregio di condurre il lettore in una miriade di analisi meditate, frutto indubbiamente della decennale esperienza di Benotti nei settori della sensoristica avanzata, della microelettronica e delle scienze della vita. L’augurio è che le sue modeste proposte per una classe dirigente proiettata allo sviluppo ed al futuro siano sviluppate rammentando come la ricostruzione sia sempre figlia di una tragedia, per superare la quale occorrono metodo, elaborazione delle idee ed approfondimenti continui. Una lezione decisiva per il nostro presente e per l’avvenire.

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